Sarà presentato a Rionero in prima visione lucana Sabato 4 Novembre ore 18:00 al Centro Sociale “P. Sacco” il film di Giovanni Brancale, “Le Terre Rosse”. Saranno presenti il regista, lo scenografo Gaetano Russo e i protagonisti del film. Il film è stato girato in Basilicata (partendo dal Vulture, Monticchio e Rionero e quindi Sant’Arcangelo e il Materano) ed è prodotto dalla Estravagofilm.
Un film indipendente, evocativo già dal titolo in quanto tratterà di luoghi come la Basilicata che nei secoli ha subito soprusi e prevaricazioni, ma che ha anche visto reazioni di massa come il Brigantaggio post-unitario, evento che la storia non ha ancora del tutto chiarito e metabolizzato.
Il film di Brancale commuove ed è ricco di microstorie, legate da un filo rosso, leggibile nel viso melanconico del protagonista, figlio di una terra umiliata ed offesa da sempre; in contraltare il viso sanguigno e mai appagato di chi si da alla macchia, suo malgrado. Un lungo affresco di storia locale leggibile certo anche in altre regioni del sud, con scenografia eccellente nonostante i pochi mezzi, e i dialetti che si intersecano in un unico scenario che è la Lucania tutta.
Il film è stato finalista lo scorso settembre al Jagran Film Festival di Mumbai (India), nonché al Napoli Film Festival il (pure a settembre) e vincitore dell’Hollywood International Moving Pictures Film Festival (Categoria Drama).
È toscano Giovanni Brancale ma lucano di origini, di Sant’Arcangelo. Questo suo lungometraggio (100 minuti) parte proprio dal fenomeno postunitario, lambito in parte, per approfondire maggiormente le microstorie della comunità lucana. Le terre rosse è tratto dal romanzo Il Rinnegato dello scrittore lucano Giuseppe Brancale (1925-1979), padre del regista; segue le vicende di un personaggio, Giuseppe Prestone, e la sua comunità, in un arco temporale di circa trent’anni, dal 1860 fino a 1887.
Il regista cerca dunque di analizzare un preciso periodo storico nella sua terra di origine, per raccontarne le vicende che hanno come elemento conduttore la terra, intesa come patria, luogo di origine ed imprinting: terra di lavoro e sudore ma pure rossa di sangue. Il film viene girato interamente in Basilicata, alle pendici del Vulture, dove si sviluppò il fenomeno del Brigantaggio; quindi sarà ad Aliano, per omaggiare la figura di Carlo Levi, a Sant’Arcangelo e infine nei punti più arcaici dei Sassi di Matera, utilizzando, i volti, i costumi, la lingua, i luoghi che ancora conservano assonanze storiche e culturali. La realizzazione del film si avvale della esperienza dello scenografo-artista Gaetano Russo e dispone della collaborazione attiva del CineClub “Vittorio De Sica”, che da quasi venticinque anni opera nella diffusione della cultura cinematografica.
Interpreti del film sono due giovani attori, Valentina D’Andrea e Simone Castano, la scenografia affidata alla esperienza di Gaetano Russo da sempre legato alle iniziative del “De Sica”, mentre direttore della fotografia è Francesco Ritondale. Utilizzate anche molte comparse del luogo, grazie all’entusiastico apporto di associazioni teatrali, come “I Briganti di Crocco”, legata al fenomeno del Brigantaggio e la “Rivonigro”.
Il film di Brancale è il primo di una trilogia che la casa di produzione toscana Estravagofilm intende portare a compimento. Da diverso tempo opera nel settore della produzione cinematografica con la realizzazione di alcuni film quali Il Maestro e Margherita, La Formula, Nel nome del padre, Salvatore Rabbunì, diretti dallo stesso Brancale, che hanno riscosso un apprezzabile successo di critica e di pubblico.
Ora questa nuova prova si ispira all’opera di Brancale senior. Recentemente la studiosa Elena Gurrieri ha dedicato ‘In carte vive‘ (Mauro Pagliai editore) alcuni preziosi saggi a questo autore, la cui opera è stata presa in esame dal Centro studi umanistici guidato da Luca Nannipieri in Toscana, dal Premio Basilicata e dall’ateneo del Salento. Con la pubblicazione, nell’Ottobre 2007, proprio del romanzo Il rinnegato, da cui viene tratto il film Le terre rosse, ha preso il via il progetto «Giuseppe Brancale. Opere complete» per Polistampa di Firenze, in quattro volumi.
Giuseppe Brancale è stato autore di quattro romanzi, oltre che di alcuni racconti, tutti ambientati in Basilicata, nella Valle dell’Agri (da alcuni anni in qua terra di estrazioni petrolifere) e di un saggio sulla Questione meridionale, che appassionò generazioni intere a partire dagli studi del meridionalista Giustino Fortunato, originario proprio di Rionero. Le opere lasciate da Giuseppe Brancale coprono le vicende di due secoli, l’Otto e il Novecento, con una puntata, venata da tratti gotici, nell’età romana in Echi nella valle, pubblicato nel 1974. Per questo libro Carlo Levi, amico dello scrittore Brancale, disegnò il bozzetto di copertina. Echi nella valle ottenne il Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il tema di fondo che caratterizza il film di Brancale, per ispirazione connaturata, è dunque il ritorno nei luoghi, nella memoria, nella Storia, intrecciato alla dimensione della speranza. La sua trilogia cinematografica, dopo Le terre rosse, approfondirà il periodo storico degli anni ’50 del secolo scorso, per concludersi quindi dagli anni ’70 fino ad oggi: come filo conduttore le emigrazioni e le lotte sindacali nella continuità e nei confronti generazionali. Una sorta di Novecento già esplorato con immenso successo negli anni ’70 da Bernardo Bertolucci, con lo sguardo nella Bassa Padana in Emilia.
Ma qui siamo in Lucania, con i suoi drammi e le migrazioni.