L’ARSSAB (Associazione Regionale delle Strutture Socio Assistenziali della Basilicata) tiene sempre i riflettori accessi sulla crisi in cui versa l’intero comparto delle Case di Riposo Lucane.
E’ quanto si legge in una nota inviata dalla stessa associazione a firma del Presidente Regionale, Vincenzo Clemente, che sottolinea:
“La Regione, da tempo, rifiuta ogni confronto con l’Associazione di categoria, nonostante le varie richieste di incontro istituzionale inoltratele, non ultima quella del 22/05/2017, con la quale si chiedeva un incontro urgente per potersi confrontare sulle problematiche relative alle Case di Riposo della Basilicata; richiesta nuovamente disattesa dalla Regione, mostrando scarsa sensibilità verso un tema di spiccato interesse sociale in considerazione dell’alto tasso di invecchiamento della popolazione Lucana a cui fornire un’adeguata assistenza, e scarsa lungimiranza in considerazione delle prospettive occupazionali del settore, con le dovute tutele ad essa connessa.
L’ARSSAB in questo incontro avrebbe voluto proporre alcune modifiche normative, finalizzate a consentire una convivenza armoniosa tra la qualità dei servizi, il mantenimento dei livelli occupazionali e il contenimento delle rette.
Il tutto, alla luce della DGR n. 194/2017 emanata ai sensi dell’art. 10 comma 1, lettera I) della L.R. 4/2007, avente per oggetto:
“Approvazione manuale per l’autorizzazione dei servizi e delle strutture pubbliche e private che svolgono attività socio-assistenziali e socio-educative”, attraverso la quale si rischia di avere ripercussioni negative sulla tenuta organizzativa, funzionale ed occupazionale delle Case di Riposo che, senza interventi, saranno costrette a chiudere o a raddoppiare le rette con conseguenze devastanti sugli utenti e le loro famiglie.
Si segnala inoltre, la crescita esponenziale del costo del lavoro, soprattutto a causa dell’incremento delle figure professionali specialistiche previste dalla nuova normativa autorizzativa, il rapporto asimmetrico tra ospiti e personale addetto sia ai servizi generali che a quelli assistenziali.
I numeri richiesti sono talmente fuori dalla realtà che non si possono assolutamente rispettare, se non attraverso l’accreditamento di tutte quelle strutture che erogano servizi Socio-assistenziali e Socio-sanitari.
Ma la Regione Basilicata ha pensato di suddividere in due momenti, quanto previsto dell’art. 10 comma 1, lettera I) della L.R. 4/2007, che recita tutt’altro e che si riporta integralmente: “definisce le tipologie, le procedure, le condizioni, i requisiti e i criteri per l’autorizzazione, l’accreditamento e la vigilanza delle strutture e dei soggetti erogatori dei servizi sociali e socio-sanitari e predispone gli schemi-tipo degli accordi contrattuali con essi”.
Dunque, la Regione ha previsto le norme per l’autorizzazione con questa famosa DGR n. 194/2017; ma le norme per l’accreditamento, in base a quanto dichiarato dall’Assessore Franconi durante l’ultimo congresso regionale della Lega delle Cooperative, saranno pronte per andare in IV^ Commissione Regionale non prima di Giugno 2018.
Essendo in corso la campagna elettorale Regionale, si potrebbe benissimo pensare che in quest’ultimo periodo di legislatura non si ha la volontà di fare niente.
E’ ben noto che tutto quello che contiene la DGR n. 194/2017 riguardante il Manuale per l’autorizzazione è stato interamente copiato dal Regolamento Regionale n. 4/2007 della Regione Puglia, facendo passare quello che in Puglia avviene attraverso un servizio Socio-Sanitario – con relativo riconoscimento di una quota di rilievo sanitario – per un Servizio Socio-Assistenziale, senza nessun riconoscimento di una quota di rilievo sanitario:
Un esempio su tutti, il contenuto della Residenza Socio-assistenziale per Anziani Non Autosufficienti (RASS1) della Basilicata è uguale a quello della Residenza Socio-Sanitaria Assistenziale per Anziani (RSSA) della Puglia, soprattutto nella parte riguardante i requisiti Organizzativi e Strutturali, che in Basilicata sono inapplicabili, data la mancata assegnazione della quota di rilievo sanitario per questo tipo di Strutture, quota che il “copista” del testo ha avuto cura di non menzionare; a differenza della Puglia, nella cui normativa sull’argomento tale quota è invece ben menzionata.
Inoltre, nella DGR n. 194/2017 non sono stati citati due importanti D.P.C.M.: quello del 14/02/2001, che riguarda “ l’Atto di indirizzo e coordinamento in materia di prestazioni socio-sanitarie ”; e quello del 29/11/2001 aggiornato il 12/01/2017, che definisce i “ livelli essenziali di assistenza (LEA) ”, nonostante il loro contenuto sia stato più o meno inserito tra le righe, facendo passare la materia riguardante le prestazioni Socio-Sanitarie e i Livelli Essenziali di Assistenza per servizi Socio-Assistenziali e Socio Educativi, che non hanno nulla a che vedere con i primi.
Paradossalmente, ad oggi, in Basilicata le Strutture che assistono gli anziani non autosufficienti sono le Case di Riposo, anche se giuridicamente non potrebbero farlo.
Non solo: alcune di esse, percepiscono una quota di rilievo sanitario per l’assistenza alle persone anziane non autosufficienti e allettate, ai sensi dell’art. 13 della L.R. n. 34 del 13/08/2015, pari a €. 24,00 per i non autosufficienti e ad €. 26,00 per gli allettati; mentre, per contro, succede che alcune Residenze Protette per Anziani e Residenze Socio Assistenziali per Anziani non Autosufficienti (RASS1) presenti in Basilicata, pur essendo le uniche a poter fornire giuridicamente assistenza ad anziani non autosufficienti, non percepiscono nessuna quota di rilievo sanitario.
Pertanto è ben evidente che esiste un concorso di colpa tra le Case di Riposo che abusivamente assistono anziani non autosufficienti e le ASL che assegnano queste quote di rilievo sanitario.
Tali comportamenti denotano la scarsa sensibilità riservata dai politici locali all’argomento.
Perciò l’ARSSAB, coadiuvata dal sindacato confederale, chiede per l’ennesima volta al Governo Regionale un tavolo di confronto, insieme alle forze sindacali, per definire l’annosa questione dell’accreditamento delle strutture suddette.
Nel rispetto della dignità dei lavoratori e degli stessi imprenditori operanti nel settore, spesso additati dal sindacato come inadempienti alle norme contrattuali nonostante essi sostituiscano gli enti pubblici nell’assistenza ad una fascia debole come quella degli anziani.
Auspico una immediata risposta da chi di competenza: lo sviluppo di un territorio si realizza anche attraverso l’attenzione per queste problematiche (che si ricordano solo in tempo di campagna elettorale) e sottende il rispetto dei più deboli”.