Oggi, 20 Novembre, si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Non una data casuale, ma il giorno in cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò nel 1989, la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Sono oltre 190 i Paesi nel mondo che hanno ratificato la Convenzione.
In Italia la sua ratifica è avvenuta nel 1991.
Nonostante vi sia un generale consenso sull’importanza dei diritti dei più piccoli, ancora oggi molti bambini e adolescenti (anche nel nostro Paese) sono vittime di violenze o abusi, discriminati, emarginati o vivono in condizioni di grave trascuratezza.
Come precisa focusjunior i diritti dell’infanzia riguardano ogni bimbo e ragazzo da 0 a 18 anni.
Perché è diritto di ogni bambino poter giocare. Poter studiare. Poter avere un nome. Poter esprimere la propria opinione. Poter avere uno stile di vita sufficientemente buono. Poter parlare la propria lingua. Poter avere la propria cultura.
La Convenzione per la tutela nel mondo del diritto dell’infanzia e dell’adolescenza ha più di 54 articoli ed oggi tutti i Paesi del mondo, tranne Stati Uniti, Sud Sudan e Somalia, si sono impegnati a rispettare e a far rispettare sul proprio territorio i principi generali e i diritti fondamentali in essa contenuti.
La storia dei diritti dell’infanzia che oggi celebriamo ha più di cent’anni e non tutti sanno che nel 1900 è stata una scrittrice svedese, Ellen Key, a dare un forte segnale dichiarando che il XX secolo sarebbe stato dedicato ai bambini.
Fino a qualche anno prima, infatti, i ragazzi erano considerati alla pari di un oggetto di proprietà dei genitori solo perché “piccoli”: erano costretti a lavorare, potevano essere picchiati, dovevano stare zitti.
A dire il vero già nel 1883 in Gran Bretagna venne vietato il lavoro in fabbrica per chi aveva meno di nove anni e nel 1896 in Germania si decise di punire i genitori che maltrattavano i bambini.
La scrittrice svedese fu la prima a occuparsi dei diritti e qualche anno dopo, nel 1919, un’altra donna, l’inglese Englantyne Jebb, chiamata “fiamma bianca” per l’aiuto che aveva dato a molti bambini impoveriti a causa della prima guerra mondiale, scrisse una “Carta dei diritti del Bambino” approvata il 24 settembre del 1924 dall’Assemblea Generale della Società delle Nazioni.
Purtroppo quel documento non era vincolante e nel 1946 perse la sua validità fino a quando due anni dopo l’Onu, l’Organizzazione delle nazioni unite, approvò una “Dichiarazione dei diritti del fanciullo”: da quel giorno ogni bambino ebbe diritto ad un’istruzione gratuita e ad avere un nome.
Purtroppo, anche questa dichiarazione non costringeva nessuno Stato a rispettare quanto vi era scritto.
Bisognerà aspettare appunto il 20 novembre 1989 per vedere la “Convenzione dei diritti del Bambino”.
Una giornata per ricordare che tutti i bimbi possiedono gli stessi diritti a prescindere dal loro sesso, dalla loro lingua e dalla loro religione.