Ancora in discussione la chiusura del Centro per il rimpatrio di Palazzo San Gervasio.
Dopo i dibattiti avvenuti nei giorni scorsi in seguito alla fuga dei migranti, spiacevole evento che ha preoccupato la comunità palazzese, anche il senatore leghista, Pasquale Pepe, durante l’ennesimo incontro pubblico presso la sala consiliare, ha detto la sua, esponendosi dalla parte di chi vuole la definitiva chiusura del Cpr, avendo constatato le condizioni precarie dello stesso, sia come igiene che come sicurezza.
Pepe ha aggiunto che, nonostante sia il secondo centro in Italia dopo quello di Torino e abbia tutte le potenzialità per ospitare 150 persone, attualmente non è nelle condizioni di poterlo fare, anche a causa della scarsità di forze dell’ordine.
Dello stesso avviso si è mostrato il consigliere regionale 5 Stelle Gianni Leggieri, ritenendo inaccettabile la detenzione di esseri umani in un posto così degradato e non adatto a tale scopo.
In una nota infatti, dichiara:
“Ci troviamo di fronte a una situazione critica che è evidentemente frutto di disorganizzazione e improvvisazione del Governo uscente e della Regione Basilicata che, negli anni scorsi, ha investito ingenti somme di denaro pubblico per il lavori di ristrutturazione dell’ex CIE, di cui ho chiesto conto con un’interrogazione per capire, inoltre, quali fossero le condizioni della struttura.
Le risposte dell’Assessore Franconi furono molto evasive e oggi, purtroppo, le nostre preoccupazioni sullo stato del centro sono state confermate.
Le carenze strutturali e le condizioni di sovraffollamento del Cpr di Palazzo San Gervasio hanno ,quindi, portato alla rivolta e alla fuga dei migranti, perché conteneva quasi 90 persone rispetto alle poche decine che erano previste quando è stato creato e successivamente ristrutturato.
Queste situazione di criticità non hanno così permesso di garantire né una accoglienza dignitosa, né la sicurezza dei cittadini.
Aggiungo che i tempi di permanenza nei punti di identificazione e smistamento delle persone sono estremamente lunghi e il centro diventa, purtroppo, un luogo di veri e propri detenuti.
Le conseguenze vanno a ricadere direttamente sui sindaci, sui cittadini e sulle forze dell’ordine, spesso lasciati soli a garantire il funzionamento dei centri.
Nei prossimi giorni parteciperò ad altre iniziative per mettere in campo tutte le azioni utili alla tutela della sicurezza dei cittadini e al rispetto dei diritti umani dei migranti”.