Sono stati presentati questa mattina presso il centro AIAS onlus di Melfi i dati del progetto “Serenamente“, che ha avuto l’obiettivo di avviare una fase di screening dei prerequisiti dell’apprendimento scolastico e il loro successivo potenziamento.
Il progetto è stato realizzato grazie alla stretta collaborazione con il centro AIAS di Matera.
Alla presentazione erano presenti il presidente del centro Giulio Bagnale, la Dottoressa Luciana Galella, psicologa e psicoterapeuta nonché colonna portante del progetto, il Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Basilicata, Prof. Vincenzo Giuliano, il neuropsichiatra infantile Dott. Urago, il Presidente della Commissione Salute della Regione Basilicata, Luigi Bradascio, nonché le istituzioni locali tra cui il sindaco di Melfi, Livio Valvano, i genitori dei bambini che hanno partecipato al progetto e gli operatori della struttura.
Il progetto, iniziato il 22 Agosto e terminato il 9 Settembre, per una durata di 15 giorni, ha riguardato 34 bambini di Melfi di età compresa tra i 5 anni e 6 mesi e 6 anni, prossimi alla scuola primaria.
La dottoressa Galella ha illustrato per mezzo di slides tutto il lavoro svolto in questo periodo e i dati che si sono dimostrati altamente rilevanti ai fini clinici e non solo. Uno degli aspetti fondamentali di questo progetto è stato l’impiego del “Metodo Crispiani“, un approccio che si sta rivelando sempre più centrale grazie ai suoi riscontri positivi tanto da essere impiegato in numerose realtà internazionali.
I prerequisiti sono tutta una serie di manifestazioni che anticipano i requisiti dell’apprendimento scolastico. Per intenderci: la capacità di stare seduti ed esercitare un controllo posturale per un certo periodo di tempo, capacità di saper gestire lo spazio mano e la coordinazione occhio-mano, la capacità di lavoro seriale da sinistra verso destra e dall’alto verso il basso, per citare solo alcune componenti.
Lo screening ha valutato sia qualitativamente che quantitativamente l’esistenza di difficoltà di automatizzazione procedurale (lettura, scrittura e calcolo) nei bambini che hanno partecipato al progetto, questo attraverso strumenti di osservazione clinica e di somministrazione di test.
Ciascuna attività durava 60 minuti di cui i primi 15 erano dedicati ad attività di stimolazione di funzioni motorie e cognitive globali per il potenziamento di tutte le funzioni esecutive responsabili ai processi di lettura, scrittura e calcolo; i successivi 45 minuti erano a tavolino, con stimolazione di abilità visuo-percettive, grafo-motorie e di memoria sequenziali indispensabili per le attività di apprendimento.
Nonostante il carico cognitivo i bambini si sono mostrati sempre attenti e collaborativi e anche i genitori hanno sempre garantito una presenza costante per tutta la durata del progetto.
Da questo lavoro è emerso che il 21% dei bambini ha mostrato la presenza di segni predittori per i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), un altro 21% necessita di ulteriori approfondimenti diagnostici ed il 23% non ha ancora terminato la finestra di sviluppo dei prerequisiti, mentre soltanto il 35% ha mostrato di possedere una completa maturità dei prerequisiti dell’apprendimento scolastico.
Gli esiti sono stati restituiti alle famiglie le quali sono state coinvolte con una riflessione attiva su quanto è emerso. Non solo, la restituzione consente anche di monitorare attentamente i bambini nei primi mesi di scuola e, in virtù dei risultati già ottenuti, intervenire al meglio con ulteriori attività di potenziamento.
Lo screening si è rivelato dunque un ottimo strumento di individuazione e di prevenzione delle diverse difficoltà, mentre la fase di training ha consentito di consolidare le funzioni indispensabili per lo sviluppo degli apprendimenti scolastici.
Il Dottor Urago ha dichiarato:
“Questo lavoro nasce come un bisogno sicuramente interno alla famiglia ma che di conseguenza diventa anche della scuola e gli operatori devono saper dare risposte adeguate ad entrambe, attraverso un linguaggio comune che si fonda proprio sulla diagnosi effettuata. Negli anni passati lo screening era considerato uno strumento di poco interesse, oggi invece si è compresa tutta la sua potenzialità perché grazie ad esso è possibile pianificare interventi precoci per dare soluzioni anticipate nel tempo“.
Il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Prof. Vincenzo Giuliano, ha lodato questo progetto:
“Il bambino sviluppa le prime problematiche nella famiglia e nel contesto amicale, quindi bisogna dare alla scuola il giusto approccio metodologico e didattico per affrontare queste problematiche. La fascia di età che va dalla nascita fino ai 6 anni, e in cui rientrano anche i bambini protagonisti di questo progetto, è la fascia dove l’intervento si rivela più efficace e incisivo. Ecco perché questo progetto si inserisce tra i pionieri in Italia, nonostante le problematiche regionali a livello economico e assistenziale”.
La speranza, da parte di tutti, è che questo progetto possa proseguire e maturare nel tempo.