C’era anche un pezzo importante della Basilicata all’incontro che Papa Francesco ha tenuto ad Assisi con circa 400 leader religiosi di tutto il mondo.
Una decina di migranti ospiti della cooperativa sociale Auxilium, ha partecipato alla «Giornata mondiale di preghiera per la Pace» e al pranzo comune nel refettorio del Sacro Convento, insieme a Papa Francesco e ai leader di altre religioni. A condividere il pasto con il Pontefice e con il gruppo di giovani – tutti provenienti da terre martoriate da guerra e fame – anche gli accompagnatori della società cooperativa, creata alcuni anni fa a Senise e che oggi – attraverso strutture in tutto il territorio italiano – si occupa con impegno e passione di immigrazione e di servizi sanitari e socioassistenziali.
Insieme al fondatore della cooperativa sociale Auxilium, Angelo Chiorazzo, c’erano pure gli operatori, che prima del pranzo con Papa Francesco hanno fatto visita, insieme al gruppo di migranti, alla tomba di San Francesco. La delegazione lucana, inoltre, ha contribuito alla tavola portando l’Aglianico «Ròinos», prodotto dall’azienda agricola Eubea, grazie alle viti che crescono nel cuore del Vulture, fra Barile e Ripacandida.
Tra i migranti che hanno partecipato al pranzo con il Papa (e che provengono da Siria, Eritrea, Nuova Guinea, Nigeria, Pakistan, Afghanistan) c’è una famiglia siriana di Yarmuk, città assediata dai miliziani dello stato islamico, composta dal papà, dalla mamma e da una bambina di sei anni.
«Nessuno più di noi che abbiamo visto la morte con i nostri occhi – spiega il papà, Muhanad Zanboua, 32 anni – può comprendere come la guerra sia un orrore che non risparmia nessuno, grandi e piccoli. Per questo dobbiamo impegnarci tutti e essere sempre costruttori di pace».
Nel gruppo che ha preso parte all’incontro di Assisi c’è anche Nura, una ragazza eritrea di venticinque anni, scappata dal suo Paese dove era stata costretta a lasciare gli studi e ad arruolarsi nell’esercito. E c’è Ibraim, un ragazzo della Nuova Guinea, musulmano, che aveva rischiato di morire di stenti in Libia dove era andato alla ricerca del padre che lo aveva abbandonato da piccolo. Oggi racconta:
«Al centro di accoglienza con i miei fratelli cristiani viviamo come fossimo una sola famiglia. Tutti ci vogliamo bene. Tutti, nonostante la fede diversa, dobbiamo adoperarci per la pace, a partire dal nostro piccolo».
Il Santo Padre aveva già incontrato ospiti e operatori della cooperativa sociale lucana. In particolare, lo scorso 24 Marzo, nell’ambito dei riti della Settimana Santa aveva scelto di celebrare la messa in “Coena Domini” con gli 892 migranti, ospiti del Centro Accoglienza per Richiedenti Asilo di Castelnuovo di Porto, alle porte di Roma, e con i 114 operatori di Auxilium che lavorano in quella struttura, e di dedicare il gesto della lavanda dei piedi a 12 tra migranti e operatori.