Abbiamo ricevuto una richiesta di aiuto da parte di una donna disperata.
Si tratta della signora Andra-Silvia Jitareanu che ha chiesto alla nostra redazione di pubblicare questo appello inerente all’odissea che sta vivendo il suo convivente ospite (fino a pochi giorni fa) del Centro per il rimpatrio di Palazzo San Gervasio.
Di seguito l’appello che Andra-Silvia ha inviato alla nostra redazione:
“Salve mi chiamo Andra-Silvia Jitareanu vivo a Perugia e vi scrivo perché non so più a chi rivolgermi.
Il mio convivente Karim O. di origine tunisina, circa un mese fa è stato portato in un centro di rimpatrio della Basilicata, precisamente a quello di Palazzo San Gervasio, perché clandestino in Italia.
Karim ha gravi problemi di autolesionismo ed ha più volte tentato il lsuicidio.
Quando è arrivato al centro di Palazzo San Gervasio ha cominciato ad avere disturbi più gravi ingoiando pezzi di vetro, batterie, penne, chiavi e qualsiasi cosa le capitasse tra le mani.
Lo scorso Sabato 2 Giugno ha nuovamente tentato il suicidio tagliandosi le vene.
Ora è ricoverato nel reparto di psichiatria all’ospedale San Carlo di Potenza.
È sedato ed io ho provato più volte a telefonare per avere informazioni ma nessuno mi ha dato risposte.
Karim non si rende più conto di nulla (che giorno è, come si scrive il suo nome e nemmeno quando è nato suo figlio).
Io chiedo solo un po’ di aiuto e un po’ di compassione per Karim che è una persona che necessita di tranquillità a casa sua in un ambiente che lui conosce.
Io ho chiesto anche al medico del centro che mi ha risposto di aver fatto un certificato perché Karim non è compatibile con la struttura lucana.
Non capisco perché non lo affidano a me o non lo mandano nel suo paese d’origine: aspettano che si ammazza?
Spero che qualcuno mi aiuti”.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Gervasio Ungolo, responsabile Osservatorio Migranti Basilicata, che ci ha raccontato:
“Stiamo seguendo Karim da quando è arrivato nella nostra struttura (circa un mese fa).
Lui è in Italia da tanto tempo, qui ha parenti e una compagna che lavora a Perugia.
Karim è incappato in una serie di reati (legati maggiormente allo spaccio) e per questo è stato più volte arrestato.
Dal carcere però è stato mandato via proprio in virtù di questi disturbi psichici dai quali è affetto.
Così hanno pensato bene di cacciarlo dal carcere per portarlo nella galera del Cpr di Palazzo San Gervasio dove sono inesistenti tutti i servizi che invece offrono le case circondariali: strutture mediche, sicurezza, percorso riabilitativo ecc.
All’interno del Cpr questi servizi sono inesistenti quindi i ragazzi come Karim vengono chiusi in queste gabbie senza poter far nulla con grosse difficoltà nel ricevere parenti e avvocati.
Totale inadeguatezza verso i detenuti.
Karim ha seri problemi psichici, ora è all’ospedale San Carlo di Potenza, fortemente sedato.
Nessuno riesce a reperire informazioni sulle sue condizioni”.
In questo caso l’ultima parola spetta alla Prefettura di Potenza, il destino di Karim è nelle mani dell’ente.