Si fanno sempre più calde le attese e le aspettative concentrate sul futuro del Tribunale di Melfi.
Il nuovo ministro della Giustizia, il grillino Alfonso Bonafede, sta per lanciare la contro-riforma delle circoscrizioni giudiziarie.
Del resto, nel programma di governo (siglato da Luigi Di Maio e Matteo Salvini), si legge che:
“occorre una rivisitazione della riforma del 2012, che ha accentrato sedi e funzioni giudiziarie, con l’obiettivo di riportare tribunali, procure e uffici del giudice di pace vicino ai cittadini e alle imprese”.
Gianni Leggieri, Portavoce M5S Basilicata, ha fatto sapere:
“Nella giornata di oggi ho inviato al Ministro della Giustizia – Avv. Bonafede – una lettera con la quale ho richiesto un incontro ufficiale per discutere della situazione venutasi a determinare successivamente alla chiusura del Tribunale di Melfi.
Sollecitato da diversi avvocati lucani e da numerosi cittadini ho ritenuto doveroso portare la storia del Tribunale di Melfi e l’ingiustizia subita da un intero territorio, direttamente sul tavolo del Ministro.
Una lettera per anticipare la tematica che spero di poter discutere personalmente con il Ministro a breve sperando che si possano aprire spiragli per una riapertura di un presidio di giustizia fondamentale per il nostro territorio.
Il Tribunale di Melfi infatti si colloca in una zona geograficamente molto particolare, una cerniera di collegamento tra Puglia e Campania, una zona dove operano e si fanno sentire in maniera forte le organizzazioni criminali delle due Regioni sopra indicate.
Con l’insediamento della Fiat presso la zona industriale di San Nicola di Melfi, gli interessi economici delle organizzazioni malavitose campane e pugliesi sono aumentate e i processi che si sono celebrati presso il Tribunale di Melfi ne sono una prova.
Oggi, oltre al normale traffico di stupefacenti, la Regione Basilicata, ma in particolare la zona del Vulture – Melfese, la zona è interessata da infiltrazioni di tipo delinquenziale nella gestione dei rifiuti e nel mercato delle rinnovabili.
Infiltrazioni rese più semplici dalla mancanza di un presidio sul territorio capace di dare risposte celeri sia in termini di indagini che di processi.
Purtroppo, la concentrazione di tutto il carico presso il Tribunale di Potenza, una struttura già in forte difficoltà sia per ragioni strutturali che per carenze di personale (giudici e cancellieri) ha reso più difficile la gestione della giustizia nella Regione Basilicata.
A quanto detto, si deve aggiungere un’ulteriore considerazione che attiene alle carenze infrastrutturali di questa Regione.
I collegamenti con la città di Potenza sono veramente inesistenti e l’unica strada di collegamento tra l’area del Vulture e la città di Potenza risulta essere insufficiente a sopportare il traffico veicolare oggi venutosi a determinare anche a causa dell’aumento degli utenti: avvocati, cancellieri, testimoni.
Alla luce del contratto sottoscritto dalle forze di governo, ove si parla di un impegno concreto nella direzione di ripensare la geografia giudiziaria valutando la riapertura di alcuni Tribunali troppo frettolosamente chiusi per fare cassa, per il Tribunale di Melfi si apre una possibilità e, senza voler creare false illusioni, è mia intenzione battermi per portare a casa un risultato positivo”.