“Sfiora i 32 milioni di euro il saldo negativo della mobilità sanitaria fatta registrare nel 2017 dalla Basilicata, un dato analogo a quello dell’annualità 2016 e che testimonia le difficoltà del nostro sistema sanitario di erogare cure qualitativamente corrispondenti alle esigenze di salute dei nostri cittadini”.
Ad affermarlo, in una nota, è il consigliere regionale Michele Napoli sulla base delle risultanze del Rapporto 2018 sul Coordinamento della Finanza Pubblica ad opera delle Sezioni Riunite in Sede di Controllo della Corte dei Conti, presentato a Palazzo Montecitorio:
“Il saldo della mobilità sanitaria, vale a dire la differenza tra quanto la Basilicata spende per i propri cittadini che vanno a curarsi fuori regione e quanto incassa dalle altre regioni per coloro che vengono a curarsi nelle nostre strutture sanitarie rappresenta l’istantanea dell’efficacia e della qualità di un sistema sanitario, atteso che chi viaggia per centinaia di chilometri alla ricerca di prestazioni sanitarie migliori non lo fa di certo a cuor leggero, dovendosi allontanare forzatamente dai propri interessi ed affetti ed essendo costretto a sostenere, di tasca propria, costi notevoli.
Il Rapporto della Corte dei Conti- spiega il Vice presidente del Consiglio regionale- registra una preoccupante crescita dell’ incidenza della mobilità sanitaria dalle regioni del Sud verso quelle del Nord del Paese, che fanno la parte del leone sotto il profilo economico, riuscendo ad ottenere ricavi per centinaia di milioni di euro, come nel caso della Lombardia (che nel 2017 ha guadagnato 626 mln di euro) o dell’Emilia Romagna (il cui saldo di mobilità fa registrare un + 355 mln di euro).
Il valore economico complessivo della mobilità sanitaria in Italia ammonta a più di tre miliardi di euro e rappresenta una vera e propria mina per i bilanci sia delle regioni in deficit, sia di quelle, come la Basilicata, che non presentano disavanzo sanitario e che, a causa di questa ingente voce di spesa, subiscono conseguenze come il taglio dei posti letto o il ridimensionamento dei servizi, fattori che pregiudicano la tutela della salute dei cittadini”.