Dopo il sequestro stamane dello stabilimento industriale “Rendina Ambiente” di San Nicola di Melfi (ex “Fenice”) per il delitto di inquinamento ambientale arriva la risposta dell’azienda:
“In merito al sequestro degli impianti legati alla messa in sicurezza presenti all’interno dell’area del termovalorizzazione di Melfi, avvenuto questa mattina, Rendina Ambiente attende fiduciosa l’avanzamento delle indagini che ritiene dimostreranno la piena regolarità del suo operato.
A tal proposito, bisogna innanzitutto escludere nella maniera più assoluta una supposta compromissione delle acque potabili ed è bene sottolineare che l’operato di Rendina Ambiente è sempre stato collaborativo e che tutte le procedure previste per la messa in atto della bonifica sono state seguite nel pieno rispetto della normativa italiana.
Fin dal 2009, quando l’Azienda ha sporto autodenuncia per l’avvenuto inquinamento della falda, si è messo in atto un piano di messa in sicurezza in emergenza della stessa e avviato un costante monitoraggio degli inquinanti.
Successivamente si è insediata la Conferenza dei Servizi a cui partecipano Regione, Provincia, Comune, ARPAB e altri soggetti deputati a controlli e verifiche che ha dettato le regole e i tempi delle varie fasi previste per la bonifica.
Rendina Ambiente ha sempre rispettato le indicazioni e le prescrizioni emerse dalla Conferenza dei servizi e ad oggi sono già stati realizzati:
- un sistema di barriera idraulica per garantire il contenimento ed evitare la dispersione delle acque potenzialmente inquinate;
- il piano di caratterizzazione per individuare la localizzazione puntuale degli inquinanti e la loro concentrazione e l’analisi di rischio;
- i test in laboratorio per verificare l’efficacia dei metodi di bonifica proposti.
Attualmente sono in atto i test pilota di bonifica sul campo per verificarne i risultati effettivi, il cui completamento è previsto per il prossimo ottobre.
Dopo la consegna di questi risultati alla Conferenza dei Servizi e la loro approvazione potrà cominciare la fase di bonifica vera e propria”.
Marco Steardo, Presidente di Rendina Ambiente, ha spiegato:
“Da parte nostra non c’è mai stato un comportamento omissivo: abbiamo sempre messo in atto tutti gli interventi richiesti dalla Conferenza dei Servizi e lo abbiamo fatto a regola d’arte e nei tempi stabiliti.
Spesso durante i lavori della Conferenza abbiamo notato un rallentamento delle decisioni necessarie per il proseguimento del piano di bonifica.
Per rimarcare questi ritardi abbiamo anche presentato un’articolata nota alla Procura, per far verificare perché un processo di bonifica, così importante per il nostro territorio, si rallentasse oltre misura.
Spero che questo episodio si concluda quanto prima perché il sequestro rischia di rallentare ulteriormente la bonifica, mentre la nostra volontà, più volte sottolineata, è quella di concluderla in termini più brevi possibili”.