Come anticipato nei giorni scorsi, lo stabilimento industriale “Rendina Ambiente” di San Nicola di Melfi (ex “Fenice”) è sotto sequestro per il delitto di inquinamento ambientale.
Immediata la risposta del Comitato Diritto alla Salute, che ha sottolineato:
“E’ stato sequestrato l’impianto per la mancata bonifica.
Dal 2009 – senza soluzione di continuità – l’inceneritore inquina le falde acquifere.
Basta dare un’occhiata ai monitoraggi bimestrali pubblicati, con i soliti tempi biblici, sul sito dell’ARPAB.
A quanto pare solo la Magistratura e i NOE si sono accorti dello scempio che è avvenuto e sta avvenendo nel territorio di San Nicola di Melfi.
Lo abbiamo urlato in ogni modo ed in ogni sede, ma senza alcun effetto!
Ci siamo opposti allo sciagurato rilascio dell’AIA nel 2014, ma la giunta regionale si era illusa che con essa avrebbe controllato l’operato dell’impianto.
Ci siamo opposti all’approvazione di un piano di bonifica “sperimentale” che a distanza di un anno e mezzo ha prodotto solo dubbi, perplessità e la tragica conferma che non esistono “controllori” capaci di verificare l’operato di chi gestisce l’inceneritore.
Abbiamo denunciato l’emissione anomala di fumo rossastro dai camini senza avere alcuna spiegazione plausibile, anzi, l’episodio si è ripetuto.
I dipendenti dell’impianto in questi anni hanno denunciato più volte davanti a 3 (tre) Prefetti diversi, i problemi di sicurezza interna, ma neanche questo è bastato a convincere la Regione a sospedere l’AIA o a prendere provvedimenti efficaci.
Vogliamo parlare del controllore?
L’ARPAB che ancora oggi è sprovvista di laboratori attrezzati per analizzare le diossine, che non ci risulta aver verificato il rispetto delle prescrizioni contenute nell’AIA, che pubblica i monitoraggi bimestrali con un ritardo “imbarazzante”.
Poi c’è la silente e colpevole ASP: non una parola sugli effetti dell’inquinamento delle falde acquifere sul ciclo alimentare.
Mai avviata una indagine epidemiologica nella zona.
E del divieto di emungimento dei pozzi a valle dell’inceneritore?
Chi si preoccupa di farlo rispettare?
Siamo sicuri che nessun agricoltore utilizzi quell’acqua?
E’ vero, l’inceneritore è stato posto sotto sequestro e forse la Magistratura – sostituendosi a chi dovrebbe fare il proprio lavoro di vigilanza e controllo – potrà darci qualche certezza.
Per noi cittadini è comunque una sconfitta: anni in cui si è perso tempo prezioso lasciando che il territorio di San Nicola di Melfi venisse ulteriormente inquinato e compromesso”.