Lina Wertmüller, una delle più grandi cineaste italiane di tutti i tempi, il prossimo il 14 Agosto spegnerà le sue prime 90 candeline.
Lina Wertmüller ha origini lucane, precisamente è di Palazzo San Gervasio, per queste ragioni il sindaco Michele Mastro ha deciso di organizzare proprio a Palazzo una cerimonia pubblica.
Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare alla grande festa che si svolgerà nell’auditorium del paese.
Lina Wertmüller, all’anagrafe Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich è nata a Roma il 14 Agosto 1928 ed è una regista e sceneggiatrice italiana.
Chi è Lina Wertmüller?
È stata la prima donna candidata all’Oscar come migliore regista, per il film Pasqualino Settebellezze, nella cerimonia del 1977.
Come riportato da wikipedia, la Wertmüller Nasce da Federico, un avvocato lucano di lontane e nobili origini svizzere, proveniente da Palazzo San Gervasio (PZ), e da Maria Santamaria-Maurizio, romana.
A scuola è stata compagna di Flora Carabella, futura moglie di Marcello Mastroianni, con cui instaurerà una lunghissima amicizia, che si rivelerà poi fondamentale per avvicinare la giovane Lina al mondo dello spettacolo.
A diciassette anni si iscrive all’Accademia Teatrale diretta da Pietro Sharoff; in seguito, per alcuni anni, è animatrice e regista degli spettacoli dei burattini di Maria Signorelli.
Successivamente collabora con celebri registi teatrali, tra i quali Guido Salvini, Giorgio De Lullo e Garinei e Giovannini.
Lavora sia per la radio sia per la televisione, e in veste di autrice e regista alla prima edizione della celebre trasmissione Canzonissima e a Il giornalino di Gian Burrasca, serie televisiva-musical, con Rita Pavone protagonista maschile.
Incomincia una lunga solidarietà artistica con Enrico Job, apprezzato scenografo teatrale, con il quale presto si sposa. I due hanno una figlia, Maria Zulima Job.
Esordisce sul grande schermo come segretaria di edizione in …e Napoli canta! di Armando Grottini (1953) e più avanti è aiuto regista e attrice di Federico Fellini nelle pellicole La dolce vita (1960) e 8½ (1962).
Il suo esordio come regista avviene nel 1963 con I basilischi, amara e grottesca narrazione della vita di alcuni poveri amici del sud (il film fu girato in gran parte tra la Basilicata, a Palazzo San Gervasio, e la Puglia, a Minervino Murge), che le valse la Vela d’argento al Locarno Festival.
Nel 1968, celata sotto lo pseudonimo Nathan Witch, dirige un western all’italiana, Il mio corpo per un poker con Elsa Martinelli.
Nella seconda metà degli anni sessanta nasce la sua collaborazione con l’attore Giancarlo Giannini, che è presente nei suoi grandi successi Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972), Film d’amore e d’anarchia – Ovvero “Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza…” (1973), Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974), Pasqualino Settebellezze (1976), La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia (1978) e Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova.
Si sospettano moventi politici (1978).
Per Pasqualino Settebellezze, che ebbe successo anche negli Stati Uniti, la Wertmüller è candidata a tre Premi Oscar nella cerimonia del 1977 (tra cui quello per la miglior regia), mentre una quarta nomination arriva a Giancarlo Giannini per la sua interpretazione del protagonista.
Il 1983 è l’anno di Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada, film che affronta con leggerezza e coraggio il tema del terrorismo (è ambientato negli anni di piombo): il ministro dell’interno, interpretato da Gastone Moschin, è bloccato all’interno di un’auto blu per un guasto del meccanismo di apertura degli sportelli e un deputato, interpretato da Ugo Tognazzi, cerca di trarne vantaggio, facendo spingere l’auto nella propria autorimessa.
Del 1986 è la prima delle sue rare incursioni nel teatro lirico con la regia della Carmen di Georges Bizet, che inaugura la stagione lirica 1986-87 del Teatro di San Carlo di Napoli, ripresa in diretta su Rai 1.
Nel 1997 dirige una Bohème all’Opera di Atene.
È autrice di diverse sceneggiature e regie teatrali, da Due più due non fa più quattro (1968) e Fratello sole, sorella luna (1971) (entrambi per la regia di Franco Zeffirelli) a L’esibizionista (1994), da Gino, Ginetta e gli altri (1995) a Lasciami andare madre (dal libro di Helga Schneider, con Roberto Herlitzka nella parte della vecchia madre).
Nel 1992 dirige Io speriamo che me la cavo con Paolo Villaggio, mentre nel 1996 torna alla satira politica con Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica, con Tullio Solenghi e Veronica Pivetti come nuovi Giannini-Melato.
Dopo la ricostruzione storica Ferdinando e Carolina del 1999, la Wertmüller torna dietro la macchina da presa con la serie televisiva Francesca e Nunziata (2001, con Sophia Loren e Claudia Gerini) e il film Peperoni ripieni e pesci in faccia (2004, sempre con la Loren protagonista), che però, nonostante le proteste della regista, ha scarsa distribuzione nelle sale solo un paio d’anni dopo la produzione.
Il successivo Mannaggia alla miseria (2008, con Gabriella Pession e Sergio Assisi) è trasmesso direttamente in prima serata su Rai 1 il 2 Giugno 2010.
Nello stesso anno le è conferito il David di Donatello alla carriera.
Nel 2013 recita un cameo nel film di Riccardo Milani Benvenuto Presidente!, nel ruolo di membro dei poteri forti, insieme con il collega Pupi Avati, il critico Steve Della Casa e il giornalista Fabrizio Rondolino.
Il 22 Dicembre 2015 il sindaco di Napoli Luigi de Magistris le conferisce la cittadinanza onoraria della città.
È la zia dell’attore Massimo Wertmüller.
Facciamo i complimenti alla regista di origini lucane Lina Wertmüller per questi brillanti 90 anni di carriera vissuti tra i luoghi del cinema senza mai abbandonare la sua terra: la Basilicata.