Dopo la tragedia di Genova, fanno discutere le condizioni dei ponti sulle strade lucane.
Sulla questione sono intervenuti i segretari regionali della Basilicata della Uil Carmine Vaccaro e della Feneal Carmine Lombardi sono secondo i quali il modo migliore per reagire dopo la tragedia di Genova è riaprire i cantieri chiusi o bloccati dalla burocrazia con priorità alla manutenzione di viadotti e strade:
“Anche Basta pensare ad interventi a tragedia avvenuta. Anche in Basilicata c’è ancora molto da fare e subito per mettere in sicurezza strade, territorio, scuole, edifici pubblici e case.
E’ un disco rotto oramai l’invito che rivolgiamo alle istituzioni, tutte quelle che condividono responsabilità e che, come parti sociali, andiamo ripetendo da tempo: la politica in primo luogo, mettendo da parte le assurde polemiche e divisioni emerse in questi giorni di dolore per le vittime di Genova, deve intervenire per prevenire queste tragedie, difendere e tutelare la sicurezza dei cittadini e il territorio che è una nostra ricchezza, attivando misure concrete. Un’occasione di crescita non solo sul piano dell’economia ma sul piano della civiltà.
Con la riapertura al traffico in condizioni di sicurezza dei viadotti ‘Pietrastretta’, ‘Torre I’, ‘Torre II’ e Marmo, sulla Basentana, avvenuta a metà giugno l’Anas ha dato prova che è possibile scongiurare altre sciagure.
Sappiamo che sono programmati ulteriori interventi di manutenzione straordinaria da parte dell’Anas nella nostra regione su altri ponti e viadotti, per un investimento complessivo di circa 53 milioni di euro.
Ma tanti altri sono gli interventi urgenti sulla SS Basentana come sulla Potenza-Melfi dove tra tutti il cosiddetto “ponte di Barile” ha una priorità. Non perdiamo tempo con le polemiche e rimettiamoci a lavoro con l’Osservatorio Regionale Opere Pubbliche al tavolo del Dipartimento Infrastrutture della Regione per capire come si possono velocizzare i progetti Anas e aprire già nelle prossime settimane i cantieri.
Senza sottovalutare ulteriormente la sicurezza nelle scuole, negli edifici pubblici e nelle case che si trasforma in una formidabile opportunità di lavoro in un settore segnato dalla disoccupazione e che attende ancora segnali di ripresa.
Quello che serve è un piano straordinario di messa in sicurezza, coordinando attività di enti e strutture e risorse finanziarie, ampiamente insufficienti e quindi da rimpinguare seriamente senza più proclami”.