La Basilicata è la regione più sindacalizzata di Italia.
A confermarlo, l’Indice di Appeal Sindacale (IAS) ideato dall’Istituto Demoskopika che, analizzando il periodo 2015-2017, ha tracciato una classifica delle regioni in relazione all’attrattività delle principali organizzazioni dei lavoratori sul territorio.
Due gli indicatori utilizzati:
- il numero di iscritti ai sindacati di CGIL, CISL, UIL (le principali organizzazioni sindacali) ogni mille occupati per regione;
- le persone di 14 anni e più che hanno svolto attività gratuita per un sindacato ogni mille persone residenti over 13 anni per regione.
La terra lucana, con un punteggio complessivo pari a 115,48, si posiziona in cima alla classifica delle realtà regionali con il livello più alto di appeal.
A pesare significativamente sul primo posto ottenuto nella “geografia” degli iscritti: ben 717 tesserati per mille occupati.
Tale situazione è minata dalla tendenza nazionale che vede un calo della partecipazione nel 2017:
“Sono ben 447 mila le persone che hanno rinunciato ad iscriversi ai sindacati solamente nell’ultimo biennio: nel 2013 i tesserati erano poco più di 11,5 milioni milioni, nel 2016 erano 11,4 milioni mentre nel 2017 il numero complessivo è sceso a 11,1 milioni.
Un andamento costantemente decrescente pari a una contrazione delle adesioni del 7,2% rispetto al 2012 quando gli iscritti hanno sfiorato la soglia dei 12 milioni di tesserati”.
La Basilicata, tuttavia, presenta una regressione limitata in questo senso:
“Con oltre 293 mila iscritti in meno, pari al 65,6% del calo complessivo delle adesioni, sono le regioni del Mezzogiorno, nel 2017, a rinunciare prioritariamente all’appartenenza sindacale nell’arco temporale considerato con una variazione negativa pari al 5,1 rispetto al 2015.
A seguire il Nord con una riduzione pari 114 mila iscritti (-2,7%) e il Centro con una contrazione delle adesioni di poco meno di 40 mila persone (-2,5%).
A livello regionale, sono quattro le realtà territoriali meridionali a comparire tra le prime sei regioni per “sforbiciata” degli iscritti alle sigle sindacali, in valore assoluto, con oltre 245 mila adesioni in meno nell’ultimo biennio:
- Campania con 90,8 mila iscritti in meno;
- Puglia con 66,7 mila iscritti in meno;
- Sicilia con 53,7 mila iscritti in meno;
- Calabria con 33,8 mila iscritti in meno.
Tra loro si posizionano altre due regioni rilevanti per contrazione di tesserati quali:
- la Lombardia con 50,5 mila iscritti in meno;
- l’Emilia Romagna con 46,1 mila iscritti in meno.
A seguire per andamento negativo delle adesioni;
- Lazio (-21,4 mila iscritti);
- Umbria (-20,7 mila iscritti);
- Abruzzo (-16,4 mila iscritti);
- Marche (-16 mila iscritti);
- Piemonte (-13,3 mila iscritti);
- Toscana (-8,5 mila iscritti);
- Sardegna (-7 mila iscritti);
- Friuli Venezia Giulia (-6,2 mila iscritti);
- Molise (-4,8 mila iscritti);
- Liguria (-3,1 mila iscritti);
- Basilicata (-2,8 mila iscritti).
In controtendenza, infine, il dato delle rimanenti tre realtà territoriali che, nell’arco temporale analizzato, si sono contraddistinte per un incremento dei tesserati ai sindacati:
- Trentino Alto Adige (+8 mila iscritti);
- Veneto (+6,1 mila iscritti);
- Valle d’Aosta (+630 iscritti)”.
Questo è il commento di Cgil, Cisl e Uil al rapporto sopracitato:
“I dati dell’indagine Demoskopika sulla Basilicata, che risulta essere la regione più sindacalizzata d’Italia con 717 iscritti ogni mille occupati, mettendo in evidenza l’azione unitaria di Cgil Cisl Uil nella nostra regione in risposta ai bisogni di tutela e di rivendicazione che sono tanto più forti laddove aumentano povertà, frammentarietà del lavoro e dei diritti, incertezza del futuro.
Bisogni reali che i sindacati confederali lucani, da sempre punto di rifermento per i lavoratori, riescono tutt’oggi ad intercettare.
Proprio la specificità del caso lucano e l’esito del lavoro unitario condotto in questi anni, ora corroborato da un’autorevole fonte, ci fanno parlare di paradigma confederale lucano che fa dell’unità una concreta prospettiva di pratica sindacale e di riformismo sociale.
Lo confermano le tante vertenze che vedono Cgil Cisl Uil impegnati in prima linea – dalla sanità al petrolio, dalle produzioni industriali alla forestazione, ai servizi, al reddito minimo di inserimento – e le oltre 10 mila presenze alla marcia del lavoro del 2016, emblema di questo bisogno della comunità di trovare una rappresentanza e portare avanti le proprie battaglie sociali”.