Melfi nel Medioevo fu un centro politico strategico, tanto per il potere spirituale quanto per quello temporale.
La Chiesa romana tenne qui ben 5 Concili tra il 1059 ed il 1137, nei quali si discussero questioni importantissime per la storia dell’epoca, dalla proclamazione della Prima Crociata al Concordato di Melfi. Si presero decisioni di natura religiosa ma si stipularono anche diverse alleanze, soprattutto si regolamentò il rapporto con la casata dei Normanni.
A questi concili, tutti riconosciuti dalla Chiesa, se ne aggiunge un altro, forse meno noto ma nondimeno interessante per il suo significato storico e politico.
Il 5 Novembre del 1130 l’antipapa Anacleto II, rivale del papa Innocenzo II, decise di tenere un concilio nella città di Melfi. Sebbene non comportò decisioni chiave per gli aspetti religiosi, il concilio segnò la nascita del Regno di Sicilia: Anacleto, infatti, aveva istituito il Regno in un periodo in cui mancava una presenza politica centrale nel Meridione, determinata dalla crisi del ducato normanno.
Anacleto II elevò i possedimenti della casata degli Altavilla da ducato a regno ed incoronò a Melfi Ruggero II d’Altavilla. L’antipapa riconobbe e confermò a Ruggero anche i titoli, già concessi, di Duca di Calabria e di Puglia e di Principe di Capua. L’incoronazione ufficiale fu definitivamente celebrata, alla presenza di un delegato pontificio di Anacleto come investitore, nel Natale del 1130 a Palermo.
Il Concilio non venne mai riconosciuto proprio perché indetto da un antipapa, cioè da un ecclesiastico che si era proclamato pontefice pur non essendo riconosciuto ufficialmente come tale. Questa nomina comportò anche un doloroso scisma all’interno della Chiesa, causando fratture e prese di posizioni radicali che durarono fino al 1138, anno della morte di Anacleto II.
Curiosamente, l’antipapa venne deposto da papa Innocenzo II nel Quinto Concilio di Melfi indetto nel 1137.
Il Regno di Sicilia fu dunque uno Stato sovrano esistito dal 1130 al 1816. Istituito nel 1130, con Ruggero II d’Altavilla (con la fusione della Contea di Sicilia e del Ducato di Puglia) e durato fino all’inizio del XIX secolo in stati di più o meno larga indipendenza (assicurata comunque dalla presenza dell’assai longevo Parlamento con sede a Palermo), è considerato da diversi studiosi come il prototipo del moderno Stato europeo.