La BCC di Gaudiano di Lavello è una realtà che riconosce l’eccellenza e la celebra, in qualsiasi forma essa si manifesti.
Per questo motivo, Domenica 23 Settembre alle ore 18:30, la sala riunioni di Lavello ospiterà la presentazione del libro “Il mio sipario” di Carmine D’Antonio, un illustre lavellese di adozione che, nonostante le sue origini fossero altre, respirò così intensamente la vita del grazioso borgo lucano da diventare un tutt’uno con esso.
A cura di Wally e Franco Cardone, il volume è composto da 4 opere, estratte da una indimenticabile carriera, costellata di passione, successi e tanto amore per la terra che l’ha benevolmente accolto.
Ma chi è questo apprezzatissimo autore?
Partiamo dalle origini: D’Antonio Carmine nacque a Cosenza il 18 Luglio 1940 e visse a Lavello gli anni della giovinezza, dividendosi tra lavoro e scuola.
Concluse il suo ciclo di studi a Napoli e, negli anni ’60, frequentò con successo un corso di formazione professionale indetto dalla Società Meridionale Elettrica che gli diede una forte preparazione, consentendogli di ottenere un contratto di grande responsabilità nella Società ENEL.
Nell’Agosto del 1964 sposò Wally Cardone.
Da Napoli, Centrale Vigliena, fu trasferito alla nuova Centrale Termoelettrica del Mercure, a Castelluccio Inferiore.
Lì, insieme a moglie e figli, trascorse 36 anni della sua vita con frequenti periodi di presenza a Lavello dove, raggiunta l’età della pensione, ritornò stabilmente fino alla fine dei suoi giorni (sopraggiunta lo scorso 7 Settembre 2012).
L’arte, a Lavello, prese vita con i suoi lavori: fu uno degli autori di teatro, canzoni, poesie in vernacolo lavellese tra i più amati, raggiungendo la forma più pura e moderna nella scrittura.
Mise a disposizione il suo impegno e le sue opere anche per spettacoli in altri dialetti lucani e fu regista di tutte le sue commedie, ottenendo successo sia in Basilicata che in altre Regioni.
Vantò una carriera lunghissima, ricca di riconoscimenti sia Regionali che Nazionali.
Questi alcuni stralci della presentazione che il Sindaco di Lavello, Sabino Altobello, ha fatto dell’autore:
“Qualcuno ha detto che per scrivere bisogna saper ascoltare, saper guardare e saper usare la fantasia come collante.
Carmine D’Antonio, queste qualità, le aveva tutte.
Sapeva ascoltare i rumori dei vicoli, le voci della gente, il suono del vento quando accarezza il grano, la musica delle parole, il ritmo del dialetto con tutte le sue sfumature.
E mi sembra ancora di vederlo mentre cammina per le strade della nostra città: niente passava inosservato al suo sguardo ed ogni dettaglio diventava spunto per imbastire una storia, per far nascere un verso.
Così i suoi pensieri prendevano forma, colore e sostanza.
Passava, con naturalezza, dal palcoscenico della vita al palcoscenico di un teatro o dalla musicalità del dialetto ad un verso scritto.
Con la sua disarmante semplicità ed autenticità, ha saputo farsi interprete di
una realtà di provincia, raccontando la vita della sua gente, le sue tradizioni, le sue contraddizioni, le sue superstizioni, con una leggera ironia ed una genuina profondità, giocando con l’uso improprio delle parole.
Le sue storie, le sue commedie, i suoi versi, le sue canzoni sono entrati nelle case, nel cuore dei lavellesi.
Per questo rappresentano un inestimabile patrimonio culturale da custodire e trasmettere.
Carmine D’Antonio ha amato Lavello così tanto da diventarne il cantore”.
Una puntuale descrizione dell’amato Carmine è stata elaborata anche da Sante Bruno, Presidente BCC Gaudiano di Lavello:
“Carmine D’Antonio non è nato a Lavello, ma è sicuramente figlio di Lavello.
Egli ama la nostra città, che è centrale in ogni sua commedia come luogo ove si svolgono le vicende.
È affascinato dall’ambiente delle strade e dei vicoli di Lavello, che percorre con i suoi amici per cantare le sue canzoni e portare serenate, come quella al cui ricordo si abbandona sognando nonna Teresa nella commedia ‘I Zaraff’.
Ed egli è proprio un lavellese come viene evidenziato dalle menzioni nelle sue
commedie di molte persone di Lavello, come del notaio Umberto Montano e del medico di famiglia Luigi Giamlli (che raccomanda al paziente di non applicare le supposte con la carta) nella commedia ‘U Testamentì’.
Per non menzionare, poi, i riferimenti nella stessa commedia a ‘Savein ch la caravasc’- alias la guardia comunale Savino Iacoviello, che voleva multare il pastore che attraversava le strade cittadine con le sue pecore, e ‘Ciddaridd’- alias Sabino Scatamacchia, proprietario del negozio di ferramenta, che andava sopra e sotto per il corso alla ricerca dei suoi occhiali smarriti.
Carmine D’Antonio comprende il mondo contadino che vive durante la sua giovinezza trascorsa a Lavello, e rispetta ‘i cafoni’ che vogliono bene alla terra e che la lavorano con dedizione.
Ed altresì vive, attento osservatore, le vicende paesane, con riferimento sia alle invidie e gelosie che insorgono tra i lavellesi (come quelle tra coinquilini nella commedia ‘Ina Casa – Scala B’, che riporta con arguzia ed ironia), che alle usanze e tradizioni in voga ai suoi tempi (come quella di dare il nome del padre o della madre del marito al primo nato, nella commedia ‘Ammess e non Concess’).
È critico verso i politici locali che dipinge con maestria e con la precisione di alcuni riferimenti storici, come nella commedia ‘Casa Di Cuonzo’.
Ma comprende a pieno e condivide umanamente le vicende dei suoi personaggi, come nella commedia ‘Don Gerardo’ e soprattutto nella commedia ‘Addolorati e Commossi’.
Ma è nella commedia ‘Reduci e Combattenti’ che il genio di Carmine D’Antonio ha saputo interpretare molti aspetti della nostra realtà.
In questa opera teatrale i personaggi si compongono come in un caleidoscopio dai colori forti e vari”.
Conclude il Presidente Sante Bruno:
“Le otto commedie scritte da Carmine D’Antonio in dialetto lavellese tramandano a noi tutti, con senso di nostalgia ed a volte con un pizzico di ironia, cultura, espressioni e tradizioni nostrane, il mondo di Lavello, ma anche ‘il suo mondo’, quello delle sue poesie e delle sue canzoni, affinché le stesse nostre tradizioni popolari non vadano disperse ed auspicabilmente possano essere reinterpretate in chiave moderna ed attraente”.
Evviva coloro che mantengono alta l’attenzione sulle mille sfaccettature della tradizione lucana: il compianto Carmine è tra questi e, attraverso i suoi scritti, continua la sua opera di divulgazione culturale.
Di seguito la locandina dell’evento.