Durante i lavori della terza commissione consiliare, riunitasi con la presidenza del consigliere Robortella, si è discusso del Piano di gestione dei rifiuti, ascoltando le opinioni del presidente dell’Anci, Salvatore Adduce, del componente nazionale Anci e sindaco di Lavello, Sabino Altobello, del presidente della Provincia di Matera, Francesco De Giacomo e del sindaco di Melfi, Livio Valvano, i quali dettagliatamente hanno evidenziato i problemi dei vari territori. Su questa tematica proseguiranno le interlocuzioni per poter rendere il Piano quanto più attuale, dando una impronta seria sull’importanza della raccolta differenziata.
In merito alla “Adozione definitiva del Piano Regionale di gestione dei Rifiuti”, la Commissione ha audito il sindaco di Lavello, Sabino Altobello che, pur condividendo la filosofia degli obiettivi generali del Piano, ha parlato di:
“Alcune criticità a partire dallo squilibrio territoriale circa la collocazione dell’impiantistica. Forte concentrazione nell’area nord, impianti nella zona sud, mentre nell’area centrale, più popolata, non c’è alcuna struttura e questo incide, tra l’altro, fortemente sui costi.
La foto del Piano – ha continuato – non tiene conto di atti di indirizzo forti come l’accordo realizzato nel 2010 riguardante l’impianto de ‘La Martella’. Positiva, quindi, la pianificazione, ma non la distribuzione, il che incide sui cittadini e sui bilanci dei Comuni. Difficile arrivare entro la fine del 2016 alla tariffa unica regionale per lo smaltimento, utile sarebbe concordare una tariffa unica provvisoria”.
Per il sindaco di Melfi, Livio Valvano:
“L’Anci avrebbe dovuto procedere ad una riunione preliminare con i Sindaci raccogliendo le loro riflessioni prima di portare la discussione in sede di Commissione. Per il resto – ha continuato – il Piano presenta alcuni buoni presupposti.
Le questioni fondamentali: il paragrafo rifiuti industriali connesso all’impiantistica ed ai rifiuti urbani, l’esclusione dal Piano del Cdr, combustibile da recupero, sostituito anche a livello nazionale dal Css, combustibile solido secondario e la localizzazione degli impianti, evitandone la concentrazione ed il relativo impatto cumulante. Importante l’indicazione logistica per una distribuzione più equa degli impianti, seguendo il principio di prossimità. Servono norme più chiare sulle distanze dai centri abitati e dalle aziende agricole, così come dagli insediamenti agroalimentari.
La green economy funziona solo se diffusa sul territorio e non concentrata. Una scelta politica prima di passare alla compatibilità ambientale, consentendo ai Comuni di gestire il territorio e di essere coinvolti nelle decisioni. È necessario tenere, inoltre, conto – ha concluso – delle aree sismiche e dei Comuni che ricadono all’interno delle aree protette”.