Prosegue la polemica sulle mancanze che caratterizzerebbero la struttura ospedaliera di Melfi.
Anche il Consigliere Regionale M5S, Gianni Leggieri, dice la sua in proposito, senza sottrarsi a pesanti critiche.
Queste le sue parole:
“La misura è colma.
La situazione nell’Ospedale di Melfi è ormai insostenibile.
Il Vulture continua a subire l’onta di servizi disorganizzati, in via di smantellamento, sulla pelle dei cittadini, che devono poter ricevere sempre cure adeguate.
È diventata ormai cronica la carenza di personale del nosocomio melfitano: mancano medici, infermieri, OSS.
Una situazione ormai non più sostenibile, denunciata già in passato e nota a tutti (cittadini, sindaci, sigle sindacali).
Quale futuro per l’Ospedale di Melfi? È bene che l’Assessore regionale Franconi, da oltre tre mesi anche alla guida della Giunta regionale dopo la sanitopoli lucana, intervenga con chiarezza e senza tentennamenti.
Possibile che un Ospedale funzioni a mezzo servizio?
Emblematico è il caso dell’Ortopedia. Per questo reparto gli interventi sono garantiti soltanto il Giovedì con l’arrivo di medici ortopedici dal San Carlo di Potenza.
Nel caso di urgenze i malcapitati cittadini devono per forza trasferirsi per le cure necessarie a Potenza, a sessanta chilometri su una strada provinciale, la 658, ridotta a un perenne cantiere.
Analoga situazione per la rianimazione, dove i medici rianimatori non sono presenti in pianta stabile, ma raggiungono l’Ospedale San Giovanni di Dio di Melfi appositamente da Potenza.
Il pendolarismo medico e dell’emergenza medica è stato, dunque, istituito in Basilicata, una regione in cui la sanità risente del clientelismo più spregiudicato.
La sanitopoli lucana, che ha portato nei mesi scorsi agli arresti domiciliari del Presidente della Giunta, Marcello Pittella, è quanto di più deprimente per la Basilicata e i lucani.
In più vi è il tentativo da parte del sindaco di Melfi, Livio Valvano, di indorare la pillola ed illudere i cittadini con la clamorosa e altisonante inaugurazione del nuovo Punto nascita.
Si sa, la vita è sacra…soprattutto quando i numeri del Punto nascita dell’ospedale di Melfi fanno comodo all’ospedale San Carlo di Potenza.
Dietro lo sfavillio dell’inaugurazione delle nuove sale, restano le macerie di un ospedale che è, evidentemente, destinato alla chiusura; non subito, ma lo smantellamento, pezzo per pezzo, è in pieno svolgimento.
Quel che chiedono i cittadini, quale parte lesa di questa assurda vicenda, è che sia raccontata loro la verità, che qualcuno dica loro che, ad oggi, il Pronto Soccorso (PS) di Melfi fa affidamento su un personale sanitario ridotto all’osso.
Qualcuno dovrà pur spiegare perché, spesso, un solo medico è costretto a coprire un intero turno in Pronto Soccorso da solo; perché un autista soltanto (per di più non sempre presente) è a disposizione della struttura; perché non esiste un infermiere dedicato all’osservazione breve e intensiva (OBI); perché mancano le sedie per il trasporto dei pazienti, la carta per stampare anche una semplice dimissione o per fare un’ecografia; perché il Pronto Soccorso è privo di un addetto alla sicurezza e perché il personale ospedaliero del Pronto Soccorso di Melfi è costretto a lavorare in un clima di terrore, con il costante invito ad andar via, se non si gradiscono le condizioni di lavoro
Crediamo che qualcuno abbia l’obbligo di rispondere alle denunce e alle preoccupazioni dei cittadini.
Se queste, infatti, sono le condizioni in cui si opera presso il Pronto Soccorso di Melfi, non è difficile immaginare l’insufficienza della prestazione e della cura offerte.
Quale qualità del servizio si può garantire a quei pazienti (sventurati) che necessitano di un pronto intervento? Pare che il Punto nascita funzioni, ma pare, altresì, che qualcuno abbia dimenticato che anche una partoriente ha bisogno di un Pronto Soccorso efficiente!
Ebbene, questa precarietà strutturale che affligge il Pronto Soccorso di Melfi – dalla pericolosa carenza del personale a quella degli ‘strumenti di lavoro’ – lede inesorabilmente il diritto alla cura di ciascun cittadino.
E quando ci diranno che l’ospedale di Melfi chiuderà perché ‘non ha i numeri’, risponderemo che quei ‘numeri’ sono scappati a farsi curare altrove, come d’altronde già fatto da personaggi illustri.
Perché le persone si curino, è indispensabile predisporre e favorire le condizione di cura, ossia rendere la struttura efficiente e consentire ai suoi operatori di lavorare al meglio.
Indubbia è la qualità del personale ospedaliero del Pronto Soccorso di Melfi, tuttavia ci chiediamo quale servizio si possa garantire in queste condizioni emergenziali.
I cittadini di Melfi e dei paesi limitrofi, le cui possibilità di pronto soccorso e cura sono compromesse, meritano risposte sia da parte del Sindaco di Melfi, forse troppo impegnato in campagna elettorale, ma soprattutto al Governatore della Basilicata, alle prese con (troppe) inchieste, casualmente, sulla Sanità”.