Oggi, 23 Novembre 2018, è una data difficile da dimenticare soprattutto per noi lucani.
38 fa una terribile scossa di terremoto distrusse case e uccise persone.
Balvano è stato il comune lucano che ha pagato il prezzo più alto con tanti morti.
In 66 persero la vita quel maledetto 23 Novembre del 1980 alle ore 19:30, appena dopo l’inizio della messa dedicata ai giovani nella Chiesa Madre di Santa Maria Assunta.
Neanche il tempo di fare il segno della croce che il pavimento iniziò a tremare, crollarono il tetto e la balaustra dell’ingresso, occludendo l’ultima via di scampo.
90 secondi di panico, una scossa fortissima che non risparmiò nemmeno un fedele.
Tutti all’epoca, si chiesero, se si può andar a pregare Iddio e trovare la morte.
All’indomani della tragedia anche Papa Giovanni Paolo II si precipitò a Balvano.
Poi così come riportato da Gianvito Pizzi, filosofo, scrittore e storico:
“Il papa per la confusione, rimase intrappolato in auto ed un giornalista riuscì a comunicargli una domanda lapidaria: ” Santità, tra tanti lutti e tanta sofferenza, la gente non prega più!
Il papa colse il nesso con il crollo della chiesa, stette per lunghi secondi in silenzio, poi disse: “Non è vero che non pregano, la loro sofferenza è preghiera.
In quella chiesa, il giorno dopo, i parenti dei sepolti vivi, vagavano per trovare qualche traccia.
La chiesa di Balvano era un cumulo di riconoscibilissimi detriti.
Ora in quel luogo c’è la copia ricostruita dell’edificio sacro, con una foto del Papa col manto sporco di polvere.
E c’è una lapide, con il nome di 66 morti. Periti mentre pregavano.
Tanti i bambini.
Balvano contava all’epoca 2.200 abitanti, ora ne ha 1800.
E vanta una medaglia d’oro al merito civile su cui è vergato: “In occasione di un disastroso terremoto, con grande dignità e spirito di sacrificio ed impegno civile, affrontava la difficile opera di ricostruzione del proprio tessuto civile”.