In Basilicata ci sono oltre 123mila cinghiali, 100mila in più rispetto a quanto la regione ne può contenere. Anche la zona del Vulture è interessata al fenomeno che negli ultimi tempi si sta trasformando in una vera e propria emergenza.
Gli agricoltori lamentano la distruzione dei propri raccolti, spesso gli animali si spingono nelle periferie dei paesi causando danni alle strutture e mettendo in pericolo la sicurezza degli stessi abitanti.
Per far fronte alla situazione ci sono stati 2 incontri avvenuti presso il Dipartimento Politiche Agricole e Forestali con le associazioni venatorie e con i 5 Ambiti Territoriali di Caccia.
L’Assessore Luca Braia ha dichiarato:
“Oggi la sensibilità sul tema della comunità lucana insieme ai dati che ipotizzano una popolazione di cinghiali a cui il nostro territorio non può far fronte, ci consegnano l’obbligo ad operare per la sostenibilità ambientale da un lato e ad agire per l’incolumità pubblica dall’altro oltre che a difesa degli agricoltori che pagano oltremodo questa situazione.
I dati del censimento degli ungulati 2015 pubblicati dall’Osservatorio Regionale, dal 2007 (anno di costituzione) sono per la prima volta relativi all’intero territorio regionale e non alle sole aree protette e rispetto alla pubblicazione del 2014 utilizzano altri parametri e un diverso metodo di indagine per il rilevamento.
Al netto di questi dati, il Dipartimento Agricoltura ha messo già in campo agli ultimi mesi del 2015 azioni importanti quali la giornata aggiuntiva di caccia nel periodo venatorio relativo al cinghiale, l’avvio del selecontrollo e dell’abbattimento selettivo nelle aree protette che dovrà essere sempre più incisivo nel prossimo futuro.
Soprattutto, con la recente approvazione del nuovo disciplinare per il prelievo controllato dei cinghiali che è ora possibile effettuare tutto l’anno, oltre il periodo di vigenza del calendario venatorio, si vedranno i primi effetti già a partire dai prossimi mesi.
Interventi grazie ai quali già nel 2015 abbiamo visto raddoppiare (circa 7800), ad esempio, il numero di capi abbattuti rispetto al 2014 (circa 3700).”
Gli agricoltori, che rappresentano la categoria più esposta a questo tipo di emergenza, si aspettano dunque un ulteriore ridimensionamento della presenza dei cinghiali nei territori della regione.