Venosa ha tanti motivi per celebrare la sua storia millenaria.
Ma forse uno tra i più importanti e identitari per la comunità è certamente legato a Quinto Orazio Flacco, uno dei più grandi poeti dell’antichità, che nacque proprio a Venosa l’8 Dicembre del 65 a.C.
Orazio si recò a Roma per perfezionare i suoi studi, sotto l’insegnamento del grammatico Orbilio e poi ad Atene, all’età di circa vent’anni, dove studiò greco e filosofia presso Cratippo di Pergamo, interessandosi particolarmente alla corrente epicurea.
Dopo la morte di Cesare si alleò con Bruto ma nella battaglia di Filippi del 42 a.C. contro Ottaviano, sia Bruto che Cassio furono sconfitti e Orazio si diede alla fuga.
Tornò a Roma nel 41 a.C. grazie all’amnistia. Qui divenne grande amico di due poeti latini, Virgilio e Vario i quali lo introdussero nel circolo di Mecenate nel 38 a.C.
Da questo momento per Orazio cominciò l’interesse esclusivo per la letteratura: non si sposò, non ebbe figli, ma svolse fino alla fine l’attività di poeta.
Morì il 27 Novembre dell’8 a.C. a 57 anni e fu sepolto sul colle Esquilino, accanto all’amico Mecenate deceduto due mesi prima.
Della sua vasta produzione letteraria sono da ricordare gli Epodi, le Satire, le Odi, le Epistole e il Carme secolare.
Molti dei suoi versi sono diventati espressioni di luogo comune in uso ancora oggi, come “Carpe diem” (Cogli l’attimo) o “Nunc est bibendum” (Ora si deve bere).
Venosa gli ha dedicato una piazza, un monumento, un certamen: Venosa considera insomma Orazio un pater della comunità.