I conti correnti degli italiani (ditte individuali, lavoratori dipendenti, persone fisiche, società, pensionati e disoccupati), con il via libera del Ministero del Tesoro, saranno osservati attentamente dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza attraverso uno strumento chiamato “Risparmiometro” che agisce come un “grande fratello fiscale”.
Si tratta di una superanagrafe dei conti correnti voluto dal Governo Monti nel 2012 con il decreto Salva-Italia e sta per diventare operativa per contrastare i cosiddetti “furbetti del Fisco”.
Prima valeva soltanto per le società a responsabilità limitata.
Dalla fine di Aprile, il Garante della Privacy ha dato il via libera all’Agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza di controllare ogni informazione sui movimenti di denaro degli italiani, per accertare chi nasconde ricchezza oppure chi dichiara meno.
Una svolta originale e selettiva che riguarderà i contribuenti che hanno un profilo di rischio elevato (ad esempio, coloro che hanno fatto grossi acquisti nell’arco di un anno con versamenti di denaro elevati e ingiustificati).
Il Risparmiometro metterà a confronto il saldo del conto corrente da un anno all’altro, in modo da ricercare le contraddizioni tra quanto risparmiato e depositato e quanto denunciato nella dichiarazione dei redditi.
L’accertamento scatterà verso coloro che rientrano a monte in specifici parametri di selezione.
Ecco come funzionerà:
- un opportuno software verificherà se il contribuente ha speso più di quanto ha incassato; in caso di un distacco del 20% da un anno all’altro (oltre una certa soglia di spesa), parte il controllo per capire se i soldi guadagnati sono frutto di attività non dichiarata all’erario;
- il secondo passaggio prevede la contestazione e, infine, se i riscontri non saranno convincenti, si può procedere con la sanzione.
I dottori commercialisti dichiarano al Messaggero:
“Il raggio d’azione dei controlli è molto vasto in considerazione del fatto che la legge istitutiva è del 2012.
I controlli potrebbero cioè andare a ritroso almeno fino al 2014.
Il software non agirà comunque da solo, ma dovrà sempre essere seguito da una verifica umana e sempre in base ai criteri selettivi che individuano i profili di rischio.
Il Garante ha infatti tassativamente imposto agli enti interessati di utilizzare in ultima istanza i propri funzionari, cioè la verifica non potrà mai essere automatizzata”.
Cosa pensate di questa procedura?