In merito alla mancata fusione di Fca e Renault, Palombella di Uilm Basilicata dichiara:
“I fatti stanno confermando quanto difficile sia finalizzare un accordo di fusione con Renault.
Alle normali difficoltà tipiche di tutte le operazioni di questa portata, si aggiunge difatti la peculiarità della presenza del Governo francese come primo azionista di Renault, Governo naturalmente determinato a difendere la presenza francese anche oltre le normali logiche di un azionista privato.
Ma siamo lieti che il presidente Elkann non abbia accettato alleanze in posizione di subalternità.
Certo resta l’esigenza di alleanze internazionali per affrontare al meglio un futuro che richiederà grandi investimenti e la capacità di essere presenti in tutti i principali mercati mondiali. Anche per questo speriamo in una strategia di alleanze in grado di rafforzare la presenza sui mercati asiatici, in cui FCA è meno forte e che oggi costituiscono la realtà più grande e in maggiore crescita”.
Il Segretario generale Fim Cisl, Marco Bentivogli:
“Il confronto tra FCA e Renault per una possibile fusione che avrebbe dato luogo al terzo gruppo al mondo di automotive, era già partito in modo squilibrato. La colpevole quanto ingiustificata e totale assenza del governo italiano, ha disallineato il confronto tra i due gruppi. Da una parte con Renault che aveva dalla sua, oltre alla partecipazione dello Stato al 15% il governo impegnato in prima linea con il primo ministro Macron e il Ministro delle Finanze Le Maire, per l’l’Italia solo l’azionista privato senza il minimo interesse, né dichiarazioni di interesse alla partita da parte del Ministro dello Sviluppo Economico né tantomeno del premier Conte. Questo ha creato le condizioni per un confronto del tutto proteso per parte francese. Una vicenda che ha dell’incredibile, è pazzesco che Palazzo Chigi non abbia minimamente accarezzato l’idea di partecipare al confronto per un’operazione industriale così delicata quanto importante sul piano industriale che economico, a livello nazionale e globale per gli impatti che avrebbe avuto sull’intero settore e sulla prospettiva.
Come Fim Cisl abbiamo in questi giorni più volte sollecitato un intervento del governo italiano, ma senza nessuna risposta. Parigi ha cominciato a strafare, a dettare la linea su svalutazione azionaria di Fca, posti di lavoro, volumi di produzione e management, con tanto di Presidente e amministratore delegato. Ieri sera eravamo al pre-accordo mentre il governo italiano non se ne è neanche accorto. Il nazionalismo francese da una parte e l’assenza del Governo Italiano hanno fatto saltare tutto spingendo gli azionisti di Fca a ritirare l’offerta.
Le nozze tra i due gruppi si possono ancora salvare, non credo sia tutto finito, anche se non è facile recuperare. Questa operazione serviva alla nostra industria e a quella francese, con la quale abbiamo in essere molti accordi, perché in qualunque modo la si voglia vedere i consolidamenti in questo settore in questi anni ci saranno. Se non sarà Fca per Renault sarà un altro, ma sarà fondamentale per la tenuta e la competitività del settore nel nostro paese.
Il punto è che anche su eventuali altre partite il governo deve avere un ruolo, come d’altra parte avviene nel resto del mondo. In Italia invece su lavoro e industria c’è un disinteresse generale ad oggi livello politico, così rischiamo di rimanere dei moscerini in mezzo a tanti più grossi di noi. Non penso che sia tutto finito. Lo stop dell’intesa e la reazione della Borsa forse aiuterà ma servirà che Parigi metta da parte il suo nazionalismo, solo allora la trattativa può riprendere. Ma non senza la presenza di un interlocutore politico italiano”.