Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del consigliere comunale di Melfi, Vincenzo Destino:
“Dal 1861 a oggi, dal Regno alla Repubblica, da Cavour a Conte, sono stati 58 i Presidenti del consiglio dei Ministri che hanno avuto il privilegio e la responsabilità di governare l’Italia.
Tra questi, com’è noto, il melfitano Francesco Saverio Nitti, classe 1868, tra i politici più influenti dell’epoca liberale, fu alla guida del Paese in una fase difficile della nostra storia e preludio di un’altra, ancor più drammatica, come quella della dittatura fascista.
A cento anni dal primo dei due Governi Nitti, si sono svolte celebrazioni in suo ricordo, grazie all’opera della Fondazione e dell’Associazione che portano il suo nome, con l’autorevole Giuliano Amato, anch’egli già Presidente del Consiglio, nel ruolo di Presidente del Comitato delle Celebrazioni.
Se da una parte è di primaria importanza porre l’accento sul lavoro delle organizzazioni associative nittiane, soprattutto con un’attività convegnistica di alto livello, dall’altro ritengo utile sottolineare il ruolo che l’Amministrazione comunale può e a mio giudizio deve avere nel riconoscere, con i fatti e non soltanto a parole, la centralità di Nitti nella storia di Melfi e nel suo presente.
La cronaca politica richiamando il ‘nuovo diciannovismo’ per indicare la complessità del momento storico che stiamo vivendo, ci aiuta a ricordare una fase delicata della storia politica nazionale che vide proprio Nitti al Governo del paese.
Tra gli entusiasmi dei filo-bolscevichi desiderosi di replicare, in Italia, la rivoluzione del ’17 e l’avanzata del nazionalismo mai sopito dopo la Grande Guerra, emersero i limiti delle forze cristiano-popolari, liberali e socialiste, incapaci di opporsi alla deriva fascista che si manifestò pochi anni più tardi, nel 1922.
Ecco che il ricordo di Nitti può aiutarci nel nostro tempo con tutti i distinguo e con le sue similitudini, riscoprendo gli errori del passato e immaginando percorsi per evitarli.
Al neo-diciannovismo possiamo rispondere con la valorizzazione del nostro patrimonio inteso come simbolo di rinascita culturale, per andare oltre le paure e favorire il dialogo tra uomini con idee diverse, proprio come fece Nitti nella sua casa di Parigi durante l’esilio.
In questo quadro l’Amministrazione comunale dovrebbe dar seguito a quanto previsto dal suo programma amministrativo e realizzare Casa Museo Nitti presso la casa di famiglia dello statista melfitano.
Abbiamo il dovere di valorizzare quella struttura dopo anni di completo abbandono sull’esempio dei progetti realizzati in altre Città italiane.
Cito a titolo di esempio il Comune di Ghilarza per Casa Gramsci, oggi Monumento d’interesse nazionale.
Un investimento culturale importante che avrebbe sicuramente un impatto positivo sul turismo, sui più giovani, sui nostri studenti, sulla Città in generale che potrà contare su un riferimento di libertà e democrazia nel tempo della radicalizzazione dello scontro politico e della sfiducia nelle istituzioni.
Istituzioni che abbiamo il dovere di difendere”.