“Rilanciare e monitorare l’azione generale e l’interlocuzione con il Governo nazionale, rafforzare l’attività nella aree protette, applicare la legge regionale.
Il Governo regionale è fermo alle azioni precedentemente messe in campo”.
È quanto dichiara il consigliere regionale di Avanti Basilicata, Luca Braia, già assessore regionale all’Agricoltura, che ha presentato “una articolata interrogazione al presidente della Giunta Bardi e all’assessore Fanelli”.
Dice Braia:
“Emergenza cinghiali e continuiamo a chiederci, dopo aver denigrato le azioni del passato, se esistono e quali siano le nuove iniziative in campo.
Stiamo assistendo solo al prosieguo, stanco e senza vigore, delle attività messe in campo dalla precedente Giunta regionale insieme al blocco dell’applicazione della legge regionale.
Tutto ciò che esiste ed è stato messo in campo con ogni strumento che la norma nazionale consente in virtù della legge 157 del 1992, è frutto del lavoro fatto in questi ultimi anni, dal 2016 all’inizio del 2019, nei quali abbiamo recuperato, come Regione Basilicata, un gap normativo, di organizzazione ed anche formativo di tutti i soggetti coinvolti a vario titolo”.
Ad oggi non ci risulta nessuna attività di organizzazione integrativa, nessun avanzamento sulla applicazione della legge regionale n. 37 del 2018 concernente ‘Misure straordinarie per contrastare l’emergenza cinghiali in Basilicata’, nel frattempo approvata.
Non ci sono notizie circa l’avanzamento della parte del progetto ‘InGreenPaf’ relativo alla installazione dei chiusini di cattura nei parchi o sull’avanzamento della richiesta di modifica alla legge nazionale, come preannunciato dall’ex ministro Centinaio della Lega oltre quindici mesi fa.
Un Ministro degli slogan che, sul tema cinghiali, è stato assente totalmente con una situazione critica e di emergenza in tantissime regioni d’Italia.
E’, quindi, compito nostro ora dai banchi dell’opposizione, ma fino a qualche mese fa, coinvolti direttamente nella gestione delle politiche faunistico – venatorie, continuare a portare al centro del dibattito il tema e stimolare tutte le azioni integrative a livello regionale e nazionale, promuovendo un coordinamento permanente con rappresentanti della Regione, dell’Anci, dei Parchi e delle Associazioni di rappresentanza agricole e venatorie.
Le tanto evocate e preannunciate azioni concordate eventualmente con il Governo nazionale, passato e presente si sono in qualche modo concretizzate in questi sei mesi di governo regionale? Ai Parchi nazionali e regionali sono state assegnate risorse pari a 100.000 euro cadauno per installazione e gestione dei chiusini di cattura con il progetto InGreenPaf, a che punto siamo con la realizzazione?.
I cittadini e le cittadine lucane hanno il diritto di conoscere se siano state fatte azioni concertative con gli ambiti territoriali di caccia (AATTCC) e con i Parchi, per concordare la modalità congiunta di azione di contenimento dei cinghiali, così come della tempistica prevista per la redazione del ‘Piano faunistico regionale’, fondamentale per garantire nel futuro l’attività venatoria in Basilicata.
Non si hanno più notizie della rete dei ‘macelli’ con linea dedicata al cinghiale messa, nel 2018 e nei primi mesi del 2019, a disposizione dei selecontrollori/cacciatori della Basilicata, organizzata sempre nel 2018, con un vero approccio di filiera funzionante e che ha macellato oltre mille capi in quell’anno, rappresentando una reale opportunità per i cacciatori di recuperare risorse economiche attraverso un vero incentivo all’abbattimento.
Nella passata legislatura sono state compiute, tra le altre, grazie alla solerzia degli uffici regionali e ad una spinta enorme messa in campo dal governo regionale, tutte le azioni possibili all’interno della legge nazionale n. 157 dell’11 febbraio 1992, che oggi più che mai è necessario monitorare costantemente, per contrastare l’emergenza cinghiali sul territorio.
A partire dallo stato dell’arte degli abbattimenti e del sele-controllo relativi alla specie cinghiale (Sus Scrofa) e responsabilizzare costantemente tutti gli attori coinvolti, dai soggetti che gestiscono aree protette, agli AATTCC, sino ad arrivare ai cacciatori.
L’allarme sociale e di sicurezza pubblica ha raggiunto oramai livelli elevati, come rileva anche una nota di Anci dei giorni scorsi.
Il comparto venatorio riguarda direttamente oltre 6500 cacciatori, di cui oltre 3500 selecontrollori formati, essi operano in prima linea sull’intero territorio regionale a contatto con l’ambiente, sono da considerarsi l’unica vera ed efficace possibilità di contrasto ai danni provocati dalla fauna selvatica, rappresentando anche una importante voce economica ed occupazionale legata alla filiera turistica di settore”.