Nel 2018, dati Cgia di Mestre, l’ammontare dell’evasione fiscale per le grandi imprese, si attesta essere circa 16 volte superiore a quella delle piccole aziende e dei lavoratori autonomi.
L’Agenzia delle Entrate sottolinea come la maggiore imposta media rilevata per ogni singola grande azienda sia pari a poco più di 1 milione di euro, per la media impresa di 365.111 euro e per la piccola di 63.606 euro.
Il coordinatore dell’Ufficio studi degli Artigiani di Mestre, Paolo Zabeo:
“Questi dati ci dicono che la potenziale dimensione dell’infedeltà fiscale delle grandi aziende è enormemente superiore a quella delle piccole.
Ovviamente, nessuno di noi auspica che il Paese si trasformi in uno Stato di polizia tributaria; tuttavia, una maggiore attenzione verso questi soggetti sarebbe auspicabile, visto che le modalità di evasione delle holding non è ascrivibile alla mancata emissione di scontrini o ricevute, bensì al ricorso alle frodi doganali, alle frodi carosello, alle operazioni estero su estero e alle compensazioni indebite. Reati, quest’ultimi, che non verranno nemmeno sfiorati dalle misure di contrasto all’utilizzo del contante che il governo metterà a punto nelle prossime settimane”.
Della stessa idea il segretario della Cgia, Renato Mason:
“Grandi o piccoli che siano, gli evasori vanno perseguiti ovunque si nascondino.
Tuttavia, se il nostro fisco fosse meno esigente, lo sforzo richiesto sarebbe più contenuto e probabilmente ne trarrebbe beneficio anche l’Erario.
Con una pressione fiscale inferiore, molti che oggi sono evasori marginali diventerebbero dei contribuenti onesti”.