Così i consiglieri di centrosinistra, Mario Polese, Luca Braia e Roberto Cifarelli, che stamattina hanno tenuto una conferenza stampa per illustrare – dopo uno studio approfondito portato a termine nei giorni scorsi – tutti i punti dell’accordo tra la Regione Basilicata e la Total per le estrazioni a Tempa Rossa:
“Tanto fumo e pochi risultati. L’accordo Total non è migliorativo rispetto al 2006 e dalla lettura dei documenti ci sono discrasie evidenti rispetto a quanto dichiarato dal Presidente Bardi. Ravvisiamo una brutta pratica tanto nel metodo che manca di condivisione, quanto nel merito che risulta deludente.
Nel merito i consiglieri hanno illustrato punto su punto le differenze tra il 2006 ed il 2019.
Per quanto riguarda le royalties, non c’è un incremento del gettito, ma un adeguamento al prezzo attuale del barile, che non è stato fatto neanche in maniera scientifica, tanto che perdiamo 6 centesimi; sul gas, mentre gli accordi del 2006 davano alla regione tutta la produzione, questo non avverrà più, ma fino ad un limite di 1200 metri cubi. Inoltre, l’arco temporale non è più ventennale ma di trent’anni.
Abbiamo perso anche la possibilità di proroga.
Altri punti di negatività riguardano la questione ambientale: non una parola sul piano di monitoraggio, né sul decomissionig, così come in un accordo organico si sarebbe dovuta affrontare la vicenda dei crediti vantati dalle piccole s medie imprese che, ad oggi, sono abbandonate.
E fatto grave è la perdita di tutela della Regione, infatti si legge a chiare lettere che l’accordo cessa di produrre effetti in caso di interruzione o sospensione della produzione determinata da eventi indipendenti dalla volontà dei contitolari”.
Per i consiglieri, l’unico elemento oggettivamente positivo riguarda i fondi per lo sviluppo, in totale 25 per 4 anni nella disponibilità di Total ed altrettanti nella disponibilità della Regione, ma:
“a conti fatti, se da un lato questo fondi compenserebbero le perdite sulla partita Gas, dall’altro lato potevano essere inquadrati in un piano reale di sviluppo basato sui posti di lavoro effettivi e non su investimenti che potrebbero produrre anche occupazione stabile.
Auspichiamo che il presidente Bardi non firmi prima del dibattito in Consiglio regionale e che si cambi rotta per il bene ed il futuro di tutti i cittadini lucani”.
Ha detto Braia:
“Abbiamo organizzato questa conferenza per fare una operazione verità sull’intesa Total: sembrava che fosse tutta una grande operazione.
Ci è stata proposta nella relazione del presidente Bardi come un grandissimo avanzamento rispetto agli accordi del 2006 sulla materia legata al Gas, alla compensazione ambientale, alla vicenda del monitoraggio ambientale e allo sviluppo del territorio. Poi ci siamo letti le carte scaricandoci la delibera e abbiamo scoperto che le cose non stavano esattamente come annunciato da Bardi. Ha vinto Total”.
Per Cifarelli:
“È stato fatto il gioco delle tre carte. C’è un atteggiamento anomalo con il Consiglio regionale assolutamente superato. In passato era il Consiglio regionale che proponeva e dava mandato al presidente della Regione. Questa volta invece non è stato fatto nulla di tutto ciò. La cosa ovviamente ci preoccupa e ci mette in allarma senza contare poi che una volta studiata la delibera appare in tutta evidenza che i conti non tornano”.
Secondo Polese, infine:
“Per citare Blair è come se questa partita fosse stata vinta 9 a zero dalla compagnia petrolifera ma poi il portiere rilascia intervista parlando in maniera entusiasta dell’unica parata compiuta. La verità è che oltre qualche vantaggio ottenuto dai comuni grazie al buon lavoro svolto dai sindaci a partire da quello di Corleto, Massari, non c’è nessun dato in positivo per la Basilicata”.
Così l’assessore regionale all’Ambiente e all’Energia, Gianni Rosa, replicando alle affermazioni rilasciate in una conferenza stampa dai consiglieri regionali Braia, Cifarelli e Polese sull’accordo con la compagnia petrolifera Total per la concessione Gorgoglione:
“I consiglieri del centrosinistra hanno sbagliato i calcoli. Nella contrattazione con Total, la Basilicata non perde ma ci guadagna. E molto. L'”Operazione Verità”, da loro sbandierata, si è trasformata nell'”Operazione Mistificazione.
Prima di tutto, i consiglieri del centrosinistra sbagliano l’interpretazione dei valori a base del calcolo per stabilire la voce A1 di compensazione ambientale basata sul numero dei barili.
A fronte del calcolo originario previsto nel 2016 con i nuovi accordi è stato aggiunto un valore fisso al barile di 30 centesimi.
In sintesi, per completezza di informazione, il calcolo si esegue così: 0,50, che è il valore base, + la rivalutazione + 0,30.
I consiglieri del centrosinistra hanno evidenziato – e non si capisce perché – che il coefficiente di rivalutazione è stato azzerato. Questo è falso. Il coefficiente rimane.
Altra grave inesattezza riguarda il gas prodotto dal giacimento.
La Basilicata non rinuncia al gas.
Di fatti l’accordo prevede che tutto il gas prodotto, tranne l’autoconsumo, rimane ai lucani.
Nello specifico nell’accordo del 2016 era prevista una quantità minima di 750 milioni di metri cubi nel caso in cui le quantità prodotte fossero state inferiori.
E mancava l’indicazione dei tempi entro i quali ci sarebbe stata la fornitura.
Con il nuovo accordo 2019 viene innalzato il minimo a 1.200.000 di metri cubi e stabilito il dato temporale di trent’anni, basandoci non sulla durata della concessione, che dopo il 2023 sarà quinquennale, ma sulla legge di produzione (quella che prevede la produzione nel corso del tempo).
Non essendoci una concessione ventennale, così come dichiarato dal centrosinistra, non c’è nessuna proroga di ulteriori dieci anni ma abbiamo legato sostanzialmente la fornitura del gas ad una durata presumibile del giacimento che non incide assolutamente sul dato che tutto il gas è dei lucani.
Esistono, inoltre, delle verifiche quinquennali sulle produzioni effettive e sugli eventuali conguagli da ottenere e dopo i primi trent’anni il gas eventualmente ancora prodotto sarà sempre dei lucani.
In merito al contributo di scopo per lo sviluppo sostenibile, i consiglieri del centrosinistra determinano i loro calcoli considerando una produzione costante di 50 mila barili l’anno massimo producibile da concessione.
L’esperienza Eni ci insegna, invece, che rispetto a un’autorizzazione di 105 mila barili è stata raggiunta la produzione annua massima di 70-80 mila barili.
Inoltre, non hanno considerato nei loro calcoli l’altro parametro posto a base, cioè il Boe, che indica il valore energetico del barile.
Caso strano, soprattutto, il centrosinistra dimentica che per lo sviluppo sostenibile abbiamo chiuso un accordo di 50 milioni di euro ogni 5 anni che nell’accordo 2016 non esisteva.
Per l’ulteriore voce di compensazione pari a 1 milione per i primi 4 anni, che dovevano scattare all’inizio della produzione, abbiamo dovuto arrenderci davanti all’evidenza che il precedente governo Pittella aveva già proceduto all’incasso e che quindi dette somme non sono più nella nostra disponibilità.
Fermo restando che siamo disponili a qualsiasi dibattito sulla questione, ribadiamo che ai lucani non è stato nascosto niente e che potranno avere contezza diretta in ogni momento di quanto contenuto nella delibera regionale n. 860 del 30 novembre 2019.
Disponibile gratuitamente anche a corsi di ripetizione durante le vacanze di Natale”.