Crescono le iscrizioni per gli atenei telematici.
La conferma arriva da uno studio Istat che nel Rapporto annuale 2019 segnala, come riporta Italia Oggi:
“un vero boom con ben +24% di studenti e +22% di laureati in un solo anno.
Mentre quasi la metà degli iscritti ai corsi di laurea in Italia frequenta atenei del Nord, sebbene la partecipazione agli studi universitari sia in realtà più elevata tra i giovani residenti nel Centrosud.
Il Rapporto Annuale 2019 dell’Istat, infatti, conferma la crescita delle università telematiche, registrata già da alcuni anni.
Tanto che gli studenti di questi atenei raggiungono nell’anno accademico 2017/18 quota 93.651 iscritti, segnando un +23,9% rispetto all’anno precedente.
Quasi raddoppiando gli studenti in quattro anni accademici.
Nel 2013/2014, infatti, gli iscritti erano 48.786.
Da allora, gli studenti sono costantemente aumentati ogni anno per tutte le tipologie di corsi di laurea: +80,1% ai percorsi di I livello, che hanno raggiunto 67.6999 studenti, cioè 30.105 in più rispetto ai 67.699 del 2013/14.
Addirittura +241,3% ai corsi di laurea magistrale biennale, passati da 4.450 studenti agli attuali 15.189, con un incremento di 10.739 iscritti.
Molto positivo anche il +59,6% di universitari telematici delle lauree magistrali a ciclo unico, che contano 10.763 iscritti rispetto ai 6.742 di quattro anni prima, pari a 4.021 studenti in più.
Nel complesso, invece, anche gli iscritti a un corso di laurea in Italia, sia di I sia di II ciclo nell’anno accademico 2017/18 sono in crescita ma solo del 2,5% rispetto all’anno precedente.
La maggior parte degli studenti frequenta atenei telematici del Lazio (51.257) e della Campania (30.680), seguiti da quelli della Lombardia (11.373).
Mentre le università online di Toscana e Abruzzo registrano rispettivamente 235 e 106 iscritti, ma senza studenti a ciclo unico nella prima regione e con zero iscritti alla magistrale biennale nella seconda.
In costante aumento anche i laureati telematici, che raggiungono i 12.977 dottori, con un +149,7% rispetto ai 5.197 laureati di quattro anni prima, pari a +7.780 dottori.
La maggioranza nell’a.a. 207/18 ha conseguito una laurea di I livello (8.153).
Mentre i laureati magistrali sono equamente divisa tra biennale (2.746) e a ciclo unico (2.348). In un solo anno i laureati negli atenei telematici sono aumentati del 22,4%, pari a 2.373 dottori in più.
Nell’a.a. 2016/17, infatti, i laureati in queste università erano 10.604.
In generale, crescono studenti universitari che nell’anno solare 2017 hanno conseguito una laurea in Italia, anche se solo dell’1,9% rispetto all’anno precedente (317.786 laureati).
Nel complesso, considerando solo gli iscritti ai corsi del nuovo ordinamento, le università italiane collocate nel Nord del Paese raccolgono il 42,7% del totale dei 1.695.669 iscritti, il 31,5% degli universitari studia in un ateneo del Mezzogiorno e il 25,8% nelle università del Centro.
Spiega l’Istat:
‘Questa distribuzione non dipende solo dal diverso grado di partecipazione agli studi universitari dei giovani residenti nelle varie regioni, ma anche dalla diversa distribuzione degli atenei sul territorio (ci sono più università nelle regioni settentrionali) e dalla diversa capacità delle singole strutture universitarie di attrarre studenti che risiedono in altre zone del Paese’.
Analizzando i tassi di iscrizione all’università per provenienza geografica dello studente si rileva, infatti, che la partecipazione agli studi universitari è in realtà più elevata tra i giovani residenti nel Centro (44,6 %) e nelle regioni del Sud (43,3%).
In particolare, la partecipazione più alta si rileva in Basilicata, dove è iscritto ad un corso di laurea il 49,8% dei giovani che sono tra i 19 e i 25 anni, a cui fanno seguito l’Abruzzo (49,5%) e il Molise (48,7%).
I tassi di partecipazione agli studi universitari sono più bassi, invece, in Lombardia (33,8%), nella provincia autonoma di Trento (33,9%) e in Valle d’Aosta (34,6%).
Mentre i valori molto bassi nella provincia autonoma di Bolzano sono da imputare alla tradizionale propensione a studiare nelle università austriache”.