“Continua la diaspora del tenente Di Bello.
Nonostante si siano ormai determinate le condizioni per il reintegro nelle sue originarie funzioni quale ufficiale nell’ambito della polizia provinciale, continua a lavorare presso il Museo provinciale”.
E’ quanto dichiara in una nota il Segretario Regionale CGIL Basilicata, Angelo Summa, che prosegue:
“Non sono bastate le reiterate richieste fatte all’amministrazione Provinciale e non da ultimo dalla CGIL Basilicata che il 23 dicembre ha inviato apposita istanza al presidente della Provincia: tutt’oggi non è pervenuta alcuna risposta.
L’ente pensa di poter mantenere in uno stato di sospensione un lavoratore che ha già ampiamente pagato le conseguenze di una vicenda giudiziaria kafkiana e con risvolti lavorativi sul tenente sui quali sarebbe necessario mettere un punto.
Nei confronti del tenente di Bello, all’epoca dei fatti, grazie a un accordo sottoscritto tra la CGIL e l’ente, non fu adottato alcun provvedimento disciplinare in attesa della definizione del procedimento penale e la CGIL nel 2010 ne autorizzò l’assegnazione temporanea presso il Museo Provinciale di Potenza proprio in funzione di tale accordo.
Oggi la vicenda giudiziaria si è ormai conclusa con la pronuncia della Suprema Corte di Cassazione Penale che ha definitivamente dipanato ogni dubbio sulla valenza /irrilevanza dei comportamenti ascritti al tenente Di Bello.
La Corte di Cassazione con univoca chiarezza ha espressamente dato atto – oltre che della precedente integerrima condotta di Di Bello – dell’assenza nei fatti a lui ascritti di un proprio interesse privato, dell’esistenza di un interesse pubblico perseguito con la condotta contestata, nonché della mancanza di nocumento all’indagine ed agli altri interessi pubblici.
Tuttavia, a distanza di quasi 10 anni, la situazione resta immutata in conseguenza di una determinazione dell’amministrazione Provinciale che, da dover essere temporanea, ha assunto ingiustamente natura tendenzialmente permanente, pur in assenza di alcuna norma di legge o contrattuale in tal senso.
Si sta perpetrando un vero e proprio demansionamento rispetto al quale l’amministrazione provinciale non solo non ha assunto le dovute determinazioni, ma neanche si premura di rispondere alle istanze pervenute da questa organizzazione sindacale.
Si metta fine a questa condizione e si reintegri quanto prima il tenente Di Bello nelle sue originarie funzioni, restituendo dignità a un lavoratore e ponendo fine a una annosa vicenda”.