L’Associazione “Venosa Pensa” interviene contro l’ennesimo caso di sviluppo selvaggio dell’eolico.
I dettagli in un comunicato ufficiale:
“Nei giorni scorsi la società Inergia Lucana srl ha presentato domanda di attivazione delle procedure di V.I.A. per la realizzazione di un parco eolico, costituito da 10 aerogeneratori di potenza unitaria pari a 5.5 MW, per una potenza complessiva di 55 MW nel territorio di Venosa.
Si tratta dell’ennesimo progetto che interessa il nostro territorio e più in generale l’area nord est della provincia di Potenza.
Un progetto che riteniamo assolutamente inutile per la collettività e frutto di quella incredibile speculazione che si è venuta a generare nel nostro Paese intorno alle energie rinnovabili.
‘Venosa Pensa’ infatti pur considerando l’energia eolica una risorsa essenziale per arginare la minaccia dei cambiamenti climatici e per garantire l’approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili, ritiene necessario un maggiore controllo a quelle che sono le prerogative dei territori anche al fine di arginare devastazioni ambientali e paesaggistiche già in atto purtroppo.
Nell’ambito di una strategia generale di uscita dalla dipendenza dal fossile, il ricorso all’eolico può rappresentare sicuramente una strada da perseguire.
Tuttavia, la rinnovabilità di una fonte energetica non è per definizione sinonimo di compatibilità ambientale e anche l’utilizzo delle c.d. energie rinnovabile deve essere realizzato con scrupolo, attenzione, verifica delle concrete situazioni e dei concreti contesti territoriali.
In Basilicata (come nelle altre regioni meridionali) abbiamo assistito ad un ricorso selvaggio all’eolico con dati che devono far riflettere.
Il 91% della produzione di energia dalla fonte eolica è concentrata nelle sei regioni meridionali.
Il maggior numero degli impianti si trova in Basilicata, ampiamente in testa per numero di impianti, 1180, nella taglia 20-200 kW.
Invece, la Puglia ha la quota di potenza eolica maggiore installata in Italia, il 24,8% del totale, con 92 impianti sopra i 10 MW di potenza.
Accade così che oggi in Basilicata ci siano più pale eoliche che terreni coltivati, più pale eoliche che giovani.
Nel caso di comuni come Venosa, che sono stati interessati dalla realizzazione di altri impianti, la volontà di continuare a riempire gli spazi vuoti con nuove pale eoliche, è sicuramente una circostanza molto grave.
Parliamo infatti di un territorio particolarmente interessante dal punto di vista archeologico che viene messo a rischio da impianti che non servono alla collettività ma solo agli interessi di poche aziende private.
A questo si aggiungano i gravi impatti sul paesaggio e sulla biodiversità che rischiano di essere compromesse gravemente.
Come Associazione attiva sul territorio abbiamo deciso di presentare le nostre osservazioni nell’ambito del procedimento di V.I.A avviato dalla società proponente.
Allo stesso tempo però invitiamo l’amministrazione comunale di Venosa a fare la sua parte attivandosi concretamente per difendere il territorio venosino”.