Così Clara Mondonico, presidente dell’Associazione “Emiliano Mondonico”, al termine dell’incontro culturale organizzato dal Toro club Melfi per alimentare il ricordo di un allenatore e di un uomo che ha lasciato una traccia indelebile nella storia granata e nel cuore dei tifosi:
“Ringrazio prima di tutto chi ha organizzato questo evento, così come ringrazio chi è intervenuto perché ogni parola che è stata detta su mio padre Emiliano è arrivata direttamente dal cuore. Sono state due ore di emozioni, due ore passate a parlare di papà con il sorriso e trascorse con gente da Toro. Con i racconti e gli aneddoti di chi lo ha conosciuto veramente. È stato semplicemente fantastico”.
A moderare l’evento, il presidente del locale Toro Club Gianluca Tartaglia che, prendendo spunto dal libro “Tutto il Toro del Mondo”, ha ripercorso insieme all’autore Beppe Gandolfo e a Fabio Milano, segretario della Fondazione “Emiliano Mondonico”, le vicende umane e sportive dell’indimenticato allenatore.
Ha affermato Beppe Gandolfo:
“È stato un ricordo dolce, ma anche amaro di un uomo che ci ha lasciato troppo presto. Emiliano calciatore estroso scelto per sostituire Gigi Meroni, ma anche giocatore pazzo che si fece espellere per poter andare a vedere un concerto dei Rolling Stones. Mondonico è stato anche il mister che ha firmato l’ultimo trofeo vinto dal Toro, la Coppa Italia del 1993, oltre che un grande psicologo in grado di costruire una squadra vincente come il Toro finalista di Coppa Uefa a Amsterdam. Mondonico continua a vivere e allenare nel nostro ricordo e nel lavoro della Fondazione creata dalla figlia Clara”.
Ha dichiarato Fabio Milano:
“È stato un onore rappresentare l’Associazione, in una serata con tanti amici che lo hanno apprezzato e conosciuto da vicino. Il nostro messaggio prosegue: nonostante il periodo che stiamo attraversando, non vediamo l’ora di ripartire con le nostre iniziative, proprio come avrebbe voluto Emiliano. E’ stato un incontro denso di ricordi e di emozioni; ringraziamo il Toro Club Melfi che ha reso possibile tutto questo”.
L’incontro è stato arricchito dalle testimonianze di Pasquale Bruno, ex calciatore allenato da Mondonico, e di Giampaolo Muliari, amico del Mondo e direttore del Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata.
Ha ricordato Bruno:
“Per me Mondonico è stato come un secondo padre. Un allenatore unico che ti rimproverava per un anticipo sbagliato, ma che non ti faceva mai mancare la sua vicinanza nei momenti di difficoltà. Ho apprezzato, in particolare, il suo modo di gestire un gruppo di pazzi come lo era quello che ha conquistato la finale di coppa Uefa nel 1992 e la coppa Italia nel 1993, riuscendo a esaltare le qualità di ognuno di noi. Una persona unica, con la schiena dritta, che mi ha fatto crescere anche come uomo”.
Ha aggiunto Muliari:
“Credo che ognuno di noi ha il suo Mondonico nel cuore. Quello che porto nel mio è fatto di ricordi e sorrisi incancellabili. Dal primo incontro a Lucento nel 1999 ai tanti eventi legati al Museo del Grande Torino, all’ultima mostra condivisa insieme il 13 ottobre 2017 a Como, nell’oratorio che ha visto crescere Gigi Meroni. Fino all’ultimo non ha mai fatto mancare a noi la sua presenza. C’era sempre per tutti, con una foto, una stretta di mano, una chiacchierata, un sorriso. Il Mondo che porto nel cuore è quello legato indelebilmente a mio figlio Alessandro e a una dedica che ogni giorno mi tiene compagnia: ‘dopo il padre arriva il figlio e saranno una cosa sola’. Si Emiliano, è andata proprio così: una cosa sola insieme a te”.
A chiudere l’evento, coordinato in regia da Francesco Cambione, una versione particolare della canzone dei Nomadi “Io vagabondo”, realizzata con la chitarra elettrica da Rocco D’Alfonso, in in arte Berkana, colonna sonora della vita del Mondonico.