Un’esplosione di luci ieri sera ha sconvolto Melfi durante l’ultimo evento rievocativo della storica “Pasqua di Sangue”, giunto ormai alla 490° edizione.
È una delle più antiche rievocazioni del Meridione d’Italia che ricorda il tragico evento del 1528 passato alla storia come il “Sacco di Melfi”.
La Città rivive una straordinaria pagina di storia che narra di “Ronca Battista”, dell’assedio della città da parte delle truppe del “Lautrench” e del conseguente incendio del borgo.
L’evento si ripropone ogni anno per rievocare, fin dal 1528, il conflitto tra i francesi di Francesco I e gli spagnoli di Carlo V per il dominio del Regno di Napoli.
L’esercito francese era al comando di Odet de Foix, Visconte di Lautrec, già maresciallo di Francia dal 1511.
Egli si rese protagonista, infatti, del sanguinario assedio della Città, e responsabile del massacro di oltre 3mila persone, atto passato alla storia come “La Pasqua di Sangue”.
I primi attacchi alla Città, il 22 di Marzo 1528, ebbero esito negativo per le armi francesi che contarono più di un centinaio di morti.
Durante la notte arrivarono i rinforzi richiesti, tra cui le famigerate Bande Nere guidate da Orazio Baglioni, e diversi pezzi di artiglieria che risultano determinanti per la presa della Città.
Dopo l’infame eccidio di armati e di popolani, le truppe francesi costrinsero il principe di Melfi, Giovanni III Caracciolo, che si era asserragliato nel Castello con i suoi fedelissimi, ad arrendersi per aver salva la vita.
La Città, saccheggiata e bruciata, fu abbandonata dai circa 6mila superstiti che si rifugiarono nella selva dello Spirito Santo, sul Monte Vulture, e qui vi rimasero fino all’arrivo degli spagnoli liberatori.
Gli spagnoli, promulgarono due editti del Re Carlo V: il primo invitava le popolazioni delle Città limitrofe a trasferirsi a Melfi; il secondo, proclamando la Città fedelissima, esentava i suoi abitanti dal pagamento delle tasse per un periodo lungo di 12 anni.
Tanti gli eventi che si sono succeduti nel corso di due giorni davvero coinvolgenti.
Questa è la Pentecoste melfitana per il Sindaco, Livio Valvano:
“E’ sempre più difficile credere in una coscienza collettiva in cui ritrovare un minimo di valori condivisi.
La ricorrenza della Pentecoste rappresenta una delle stelli polari della nostra comunità.
Un evento che da oltre 400 anni ha segnato la Città e la gente di Melfi.
Una tradizione che ci consente di rinsaldare quell’identità che spesso i tempi convulsi come quelli di oggi rischiano di farci perdere”.
Stupefacente l’Assedio e l’incendio del Maniero che attori in costume, con l’aiuto di abili fuochisti, hanno rievocato in modo da rendere indimenticabile il momento forse più bello dell’intera manifestazione.
Il cielo federiciano si è illuminato di fuoco, lasciando la cittadinanza incantata da simile spettacolo.
Complimenti a chiunque abbia contribuito a mettere in piedi in modo impeccabile la manifestazione forse più sentita dalla comunità melfitana: la Pentecoste.
Di seguito alcune foto del Castello assediato tra cui quelle scattate dagli specialisti nelle riprese aeree di Vultur Drone, i quali hanno catturato (da una suggestiva prospettiva) tutta la bellezza e l’emozione dell’evento.