La colomba pasquale è il tipico dolce di Pasqua.
Due le sue origini, entrambe riconosciute e inserite nella lista dei prodotti agroalimentari italiani dal Ministero delle Politiche Agricole.
Una ricetta è lomabrda e risale agli anni ’30 del ‘900;
Quella più antica, tuttavia, rimanda alla Sicilia e dà luogo ad una Colomba chiamata it palummeddi o pastifuorti.
La colomba “milanese”, nasce da un’idea dell’allora direttore della Motta Dino Villani che, per sfruttare gli stessi macchinari e la stessa pasta dei panettoni natalizi, si inventò la versione pasquale. L’impasto originale, a base di farina, burro, uova, zucchero e buccia d’arancia candita, con una ricca glassatura alle mandorle, ha successivamente assunto varie forme e varianti.
Per quanto riguarda le colombe siciliane, sono piccoli dolci a forma di colomba, galletti o semplicemente rombi su cui sono incisi disegni o punzonature. Sono dolci a “pastaforte” realizzati con zucchero, farina doppio zero e cannella. La zona di produzione sono i comuni dell’area dei Monti Iblei in provincia di Ragusa. In passato, oltre che per le festività pasquali, venivano scambiate come regali tra fidanzati. Spesso si include nella forma un uovo sodo come decorazione e simbolo legato alla Pasqua. Anche se in origine le forme richiamano le colombe, vi sono varianti a forma di canestro o gabbietta, soprattutto quando sono decorate con l’uovo sodo.
Naturalmente, anche questo dolce ha sviluppato alcune leggende, come quella legata alla regina longobarda Teodolinda e all’abate irlandese San Colombano.
La storia narra che San Colombano, al suo arrivo in città, attorno al 612, sia stato ricevuto dai sovrani longobardi e invitato con i suoi monaci ad un pranzo.
Gli furono servite vivande con molta selvaggina rosolata che Colombano ed i suoi, essendo periodo di penitenza quaresimale, rifiutarono.
La regina Teodolinda, non capendo, rimase offesa, così l’abate le disse che avrebbero consumato le carni solo dopo averle benedette.
Colombano alzò la mano destra in segno di croce e le pietanze si trasformarono in candide colombe di pane.
Il prodigio colpì molto la regina che comprese la santità dell’abate e decise di donargli il territorio di Bobbio, dove nacque l’Abbazia di San Colombano.
Una leggenda che rimanda al “miracolo”, lo stesso che, per certi versi, avviene tra le mura del panificio “Telesca Mastri Fornai” di Atella, tra i migliori esempi di passione e attenzione da ben 3 generazioni e vincitore del PRIMO PREMIO come “Miglior Panificio d’Italia” in occasione della competizione indetta dal “Panificatore Italiano” (prestigiosa rivista dedicata alla panificazione artigianale).
La Santa Pasqua è infatti uno dei migliori momenti per accostarsi alle prelibatezze di Telesca.
In questi giorni, nel laboratorio, invitante il profumo della soffice Colomba chiamata “Nuvola” da Emilio, colui che l’ha “concepita” e sfornata centinaia di volte “come madre natura insegna”.