Una correzione in corsa che potrebbe avere conseguenze importanti sulla distribuzione dei migranti nelle regioni: non più in via esclusiva in proporzione rispetto alla popolazione residente, ma d’ora in poi solo in una quota del 70%, perché il restante 30% sarà calcolato anche in relazione alla superficie del territorio.
Spiega il corriere della sera che è “la novità più incisiva sui trasferimenti di profughi approdati sulle coste italiane negli ultimi mesi, più del doppio rispetto all’anno scorso, tanto da mettere sotto pressione l’intero sistema dell’accoglienza: da quella dei primi momenti dopo il soccorso in mare a quella successiva nei centri abitati.
L’iter è contenuto in una circolare che il ministero dell’Interno ha inviato ai prefetti, delegati peraltro a indire i bandi per reperire nuove strutture d’accoglienza.
Le nuove regole per la distribuzione dei migranti sono coordinate dal Dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione.
La Lombardia è in cima alla classifica dell’accoglienza con il 13% del totale di migranti, ovvero 16.232 dei 128.902 già accolti sul territorio nazionale.
Seguono con il 10% e il 9% Emilia-Romagna e Lazio(12.458 e 11.217 ospiti).
Con l’adozione del criterio della proporzione collegata alla superficie regionale, si potrebbe avere nelle prossime settimane un aumento di trasferimenti in regioni con minore densità abitativa, come Sardegna e Basilicata – ma al vaglio ce ne sono anche altre – seguita da un alleggerimento della pressione sulle prime regioni.
Le decisioni finali spettano comunque al Viminale in virtù di riscontri oggettivi sulla situazione nei territori interessati dalla distribuzione.
Sempre nell’ottica di far calare la pressione sui territori e assicurare un turn over delle presenze nei Cas (Centri di accoglienza straordinaria), forti di 12mila posti in più dopo l’apertura di nuove strutture, è previsto un censimento delle posizioni degli ospiti (al momento circa 110mila complessivi) per verificare se abbiano ancora i requisiti necessari per essere assistiti.
Non sono pochi infatti i migranti che vivono nei Cas ormai anche da due anni e mezzo, con attività lavorative di vario genere all’esterno e relazioni sul territorio, che ora, visto il cambiamento di status, possono richiedere aiuto agli enti locali.
Nella circolare del Viminale inviata sia ai prefetti sia al Dipartimento di pubblica sicurezza, come anche alla Commissione nazionale per il diritto di asilo, viene ribadita la massima assistenza a chi è ‘privo di mezzi sufficienti a garantire una qualità di vita adeguata al sostentamento proprio e dei propri familiari», ma anche di farla cessare subito per chi è in possesso del permesso di soggiorno, chi ha ottenuto la protezione internazionale, chi ha un reddito minimo garantito, «in un’ottica di corretto utilizzo delle risorse pubbliche, per assicurare il turn over nelle strutture di accoglienza e garantire la disponibilità di soluzioni alloggiative in favore degli aventi diritto'”.