Atella, nel vico San Benedetto del Centro storico, il 17 Settembre 1941 sentiva emettere il primo gemito a padre Michele D’Annucci, nato da Giovanni D’Annuci e dalla madre barilese Incoronata Calandriello.
Apparteneva alla congregazione delle “Sacre stimmate” ed era padre superiore in Sudafrica, Botswana e Tanzania.
34 gli anni che affrontò da missionario in Sudafrica, il Paese più a sud del continente nero, prima che otto colpi di pistola non stroncassero la sua vita 17 anni fa, in occasione dell’Immacolata.
Quel tragico giorno, il chierico stimmatino, ormai 60enne, l’aveva interamente trascorso nella zona di Shoshanguve Sud, intento a preparare la cresima che si sarebbe tenuta il giorno dopo nella parrocchia di Erasmus.
Giunta la sera, tre malviventi gli tesero un agguato, forse per rapina: nonostante la confessione di una delle tre persone arrestate, ancora è incerto il movente.
La dinamica fu la seguente: i tre attesero che padre Michele fosse a bordo della sua jeep per esplodergli addosso i colpi d’arma da fuoco e derubarlo dell’auto, del suo cellulare e anche della valigetta che conteneva il necessario per celebrare la Messa.
I suoi funerali si svolsero a Pretoria, metropoli sudafricana: fu necessario spalancare le porte dello stadio per accogliere la limousine bianca che trasportava il feretro accompagnato dai canti e dai pianti di migliaia e migliaia di persone, lì accorse per regalargli l’ultimo saluto.
Fu presente anche Nelson Mandela, l’ex presidente del Sudafrica, il quale ammirava la sua sincera opera missionaria, tanto da definirlo “Amico del Sudafrica e della sua gente”.
Al suo fianco padre D’Annucci aveva combattuto contro l’hapartide e già questo, in passato, gli era valso non poche reazioni, anche violente.
Quando partì per la sua missione, nel 1968 (fu ordinato sacerdote l’anno dopo a Makao), disse che agli africani avrebbe dato prima una casa e poi le chiese, perché senza un tetto sulla testa, sarebbe stato difficile divulgare la parola di Dio.
E così fece, costruendo case, ospedali, centri per portatori di handicap e per malati di Ads.
La prima chiesa venne da lui intitolata “Cristo uomo nuovo”, segno di cambiamento e di rinascita che padre Michele contribuì a seminare in quella terra.
Tante le opere che gli valsero l’appellativo di “Mo-mosumetsa” (“la ruspa di Dio” in uno dei tanti dialetti del posto) e la Medaglia d’oro al valor civile conferitagli dall’ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
Ora, le spoglie mortali di padre D’annucci riposano Atella, nella “Cripta Micaelica”, fortemente voluta dall’intera comunità parrocchiale e della Valle di Vitalba.
Un cuore grande, un aiuto concreto, un uomo che ha lottato per e con gli altri, mantenendo alto lo stendardo della giustizia sociale e dell’amore che oltrepassa ogni confine.
Di seguito le foto di padre Michele D’Annucci in compagnia di Mandela e dei suoi amati bambini.