Oggi in Basilicata si è svolta una manifestazione di protesta da parte degli agricoltori e allevatori lucani contro la crisi e per la nuova riforma della terra.
Nella nota degli organizzatori si legge:
“Dalla Sardegna un appello unitario del Movimento Riscatto, di Altragricoltura e di liberiAgricoltori Sardegna chiama ad una nuova fase dell’impegno per salvare la nostra agricoltura produttiva tenuta sotto schiaffo dagli speculatori e dalle scelte politiche sbagliate di questi anni.
Torniamo in strada perché la crisi non si ferma e perché, come ci insegnano i pastori sardi in queste settimane, non abbiamo alternative.
Martedì mattina 19 marzo dalle 9:30 saremo a Serramarina per tenere un presidio lungo la SS Metaponto-Matera con i nostri trattori, per diffondere il documento prodotto in Sardegna con l’invito a tutte le realtà di crisi del Paese a estendere le mobilitazioni, a coordinarsi per dare vita ad un forte movimento ed alleanza fra agricoltori, allevatori, lavoratori e cittadini per salvare il lavoro agricolo e le comunità rurali.
La Basilicata e la Puglia rispondono con una prima mobilitazione e così sarà in altre regioni nei prossimi giorni.
Alle ore 12:00 getteremo in strada il latte, il grano, la frutta, le verdure che non ci vogliono pagare a meno che non le comprino sottocosto. Perché?
Se il latte ovino in Sardegna viene pagato 60 centesimi (quando costa almeno un euro produrlo) cosa è il grano a 18 euro a quintale mentre costa produrlo 35 euro?
Cosa sono 20 centesimi che gli speculatori vorrebbero pagare per le clementine quanto costa produrle almeno 50?
E’ il medioevo di uno sfruttamento selvaggio che sta cancellando il futuro della nostra agricoltura e condannando i cittadini a consumare prodotti che nulla hanno a che fare con il nostro territorio e che provengono da aree del pianeta dove altre terre, altri agricoltori e lavoratori saranno stati sfruttati.
Dove sono le regole che garantiscono agricoltori e cittadini?
Dove sono le politiche che salvano la nostra agricoltura e con essa la tutela del territorio e delle comunità rurali?
Dove sono le promesse di garantire trasparenza nelle filiere, servizi moderni, snellimento della burocrazia?
Chiediamo che venga garantito il diritto a produrre con il riconoscimento del prezzo minimo allineato alla garanzia di remunerazione dei costi produttivi.
Soprattutto chiediamo la NUOVA RIFORMA DELLA TERRA.
Come le generazioni di contadini prima di noi hanno saputo conquistare con la Riforma Fondiaria la confisca delle terre dal latifondo e la loro distribuzione a prezzo di lotte, repressione e morti, per noi è arrivato il momento della mobilitazione per la NUOVA RIFORMA DELLA TERRA.
Oggi nuovi latifondisti hanno messo le mani sulle terre: speculatori finanziari, trust commerciale, multinazionali dei brevetti sulla vita e dell’agrochimica.
La Riforma che ci serve è quella che garantisce il lavoro, l’ambiente, i diritti, i beni comuni, la salute e toglie dalle mani degli speculatori il futuro delle nostre terre.
Torniamo in strada nei prossimi giorni per dare un segnale forte e per incontrarci presto.
Movimenti, Comitati, Organizzazioni Sindacali indipendenti e non subalterne o compromesse con il disastro in cui sono le nostre campagne, dobbiamo troviamoci presto.
Il 17 Aprile (giornata mondiale di Lotta Contadina indetta da Via Campesina Internazionale) troviamoci per dare vita alla nuova stagione della mobilitazione che ci serve: quella che, battendosi per la dignità di chi lavora la terra e per la nuova riforma della terra chiama tutti i cittadini all’alleanza e all’unità perché siamo comunque tutti agricoltori in difesa delle nostre terre”.
Tutti i partecipanti hanno ascoltato il dibattito che si è svolto in strada e come segno di protesta hanno davvero buttato per terra latte, frutta e cereali.
Consapevoli che buttar via cibo è un’azione scorretta hanno sottolineato che il gesto deve essere letto come un atto di protesta contro un governo che continua a far arrivare tonnellate di prodotti esteri a prezzi ridicoli mandando in malora i sacrifici ed il lavoro degli onesti agricoltori italiani.
La concorrenza sleale, la guerra dei prezzi contro un sistema che non funziona sta portando allevatori e agricoltori d’Italia al collasso, per queste ragioni continueranno a protestare da Nord a Sud dello stivale.
Di seguito le foto e la locandina della protesta.