Il 2016 passerà agli annali come l’anno della “Guerra del grano”.
Il prezzo del frumento duro al mercato di Foggia ha perso il 50% rispetto alla quotazione di un anno fa e le cifre per le prime compravendite del nuovo raccolto si aggirano sui 190 euro a tonnellata.
A questi prezzi purtroppo gli agricoltori non riusciranno a coprire nemmeno i costi di produzione.
Ma come mai c’è stato questo calo così drastico?
Sicuramente la sovrapproduzione del grano ha inciso sulla flessione dei prezzi ma è soprattutto la concorrenza straniera (che si presenta sul mercato con prezzi più bassi) ad aver contribuito al crollo delle quotazioni.
In questo scenario non proprio rassicurante c’è tuttavia un’impresa che è riuscita a farsi valere grazie ad un nuovo approccio di filiera, stando al passo coi tempi e coniugando la realtà industriale con quella dell’imprenditoria agricola.
Questa azienda si chiama “Agrimelfi” ed è ubicata nell’agro melfese.
Infatti le piccole e grandi aziende agricole che hanno valutato e creduto nella proposta lanciata da “Agrimelfi” non solo hanno avuto una buona raccolta in termini qualitativi e quantitativi, ma anche economici: a dispetto dei 19 euro/quintale lanciato dal mercato di Foggia per il grano duro, le aziende agricole hanno ottenuto un valore minimo garantito da contratto, che non solo ricopre le spese di produzione, ma ne garantisce anche un guadagno.
Vincenzo Santangelo, uno dei soci di Agrimelfi, ci ha spiegato nel dettaglio l’iniziativa e lo spirito dell’azienda:
“L’accordo di filiera è un format che può adattarsi a qualsiasi tipo di coltivazione, spaziando dalla coltura dell’orzo da birra e dei grani antichi (come “Senatore Cappelli”), fino a quella della canapa e del coriandolo.
Ad oggi siamo il primo centro di stoccaggio della Basilicata di coriandolo (spezia molto richiesta in Oriente e Sud America) dove viene esportata da un’azienda del Nord Italia con la quale collaboriamo con un accordo di filiera molto vantaggioso: sottoscrivendo il contratto, l’azienda agricola ottiene il costo del seme gratuito, supporto tecnico-agronomico da parte dell’azienda stessa in tutte le fasi di trattamento e un prezzo garantito già prima della semina di 65 euro/quintale (per quest’anno).
L’agricoltura nazionale inizia a risentire degli effetti della globalizzazione e dell’industrializzazione.
L’unico modo per le aziende agricole lucane (e non solo) di sopravvivere a questa “guerra” di mercato sempre più competitiva è stare al passo con i tempi, percepire le richieste di mercato e cercare di soddisfarle.
Non è la singola impresa a doversi internazionalizzare, ma la sua filiera di appartenenza. Sono le filiere che devono agganciarsi all’onda della globalizzazione. Solo così i nostri raccolti non saranno più messi da parte e/o sottostimati”.
Facciamo quindi i nostri complimenti a questi imprenditori che in un momento difficilissimo per il settore agricolo (con ricavi che non coprono più nemmeno i costi di produzione) invece di “arrendersi” si sono messi al lavoro con estrema passione e impegno, cercando nuove soluzioni per uscire dalla crisi e per risollevare quindi il “destino” delle aziende agricole lucane.