Pubblichiamo di seguito il comunicato del Comitato Diritto alla Salute di Lavello che denuncia la situazione presso l’inceneritore ex Fenice di Melfi in cui transitano camion che trasportano rifiuti radioattivi.
“Anomalie Radiometriche”. Questa è la definizione data alle segnalazioni di camion, in transito presso l’inceneritore di San Nicola di Melfi, che trasportano rifiuti risultati radioattivi.
La prima segnalazione risale al 16 Dicembre 2014, l’ultima al 29 Maggio 2017, per un totale di ben 39 segnalazioni giunte all’ARPAB da parte di chi gestisce l’inceneritore Fenice-EDF-Rendina-Ambiente. Ogni camion in entrata dovrebbe essere verificato con il sistema di rilevamento posto all’interno dell’impianto. Nell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), rilasciata dalla Regione, non sono stati previsti casi del genere. La procedura di trattamento di queste “anomalie” è stata concordata con ARPAB ed in base al tipo di radiazione rilevata si dovrebbero eseguire le operazioni del caso. La natura delle sorgenti radiometriche rilevate finora sono: Iodio-131, Uranio-238, Radio-226 (dati ARPAB).
Alcuni dei camion segnalati, sono rimasti parcheggiati all’interno dell’inceneritore in attesa del naturale decadimento della radioattività, per poi destinare il carico di rifiuti ad uno dei due forni. I siti di provenienza di questi camion sono i più disparati e tra questi vi sono anche i Comuni di Potenza, Matera, Santarcangelo e Atella.
Domande:
Perché continuano ad arrivare all’inceneritore camion contenenti materiale radioattivo? Chi trasporta e gestisce questi rifiuti “contaminati” è al corrente di essere esposto a radiazioni? Chi certifica che i controlli interni vengano effettuati tutte le volte che un camion accede all’impianto e che sia stato fatto anche prima di Dicembre 2014?
La settimana scorsa il sindaco di Melfi, a seguito della segnalazione di anomale emissioni di fumo, ha deciso di effettuare un “blitz” presso l’inceneritore in piena notte, accompagnato da Carabinieri ed ARPAB. A seguito del blitz ha dichiarato: “Abbiamo riscontrato una serie di anomalie nella gestione dell’impianto…” tanto da spingerlo a produrre un esposto alla magistratura. Esposto che si aggiunge alle varie denunce di “carenza di sicurezza interna all’impianto” prodotte negli ultimi anni dagli stessi lavoratori, denunce presentate sia al Prefetto che alla Magistratura.
Sul fronte dei controlli periodici sulla falda acquifera, l’ARPAB, per mancanza di tempo o di personale (?), non ha effettuato i monitoraggi bimestrali di Marzo 2017. Della bonifica non abbiamo notizie dall’ultima conferenza di servizi di Febbraio scorso, dove si è parlato di sperimentazione e di prove di laboratorio. Ricordiamo, infine, che ancora non ci risulta sia stata definita l’area interessata dalla contaminazione della falda stessa.
Un quadro sempre più incerto e preoccupante.
Per noi vi sono solo due sole strade percorribili per tentare di arginare la già martoriata e compromessa situazione ambientale dell’area nord Basilicata e per cercare quindi di garantire la salvaguardia della salute pubblica.
La prima è la revoca dell’AIA da parte della Regione, anche se siamo certi che la giunta Pittella – che nel 2014 ha ostinatamente rilasciato l’Autorizzazione con la certezza di tenere sotto controllo FENICE – si guarderà bene dal bloccare l’impianto, visto che l’inceneritore è il fulcro centrale della gestione dei rifiuti in Basilicata e del piano regionale dei rifiuti.
La seconda è un intervento deciso da parte della Magistratura con il commissariamento dell’impianto, forse un commissario riuscirebbe a dare maggiori garanzie, almeno sul fronte dei controlli”.
(foto generica web)