Come evidenziato dall’inchiesta di Report sulle Acque Minerali italiane (andata in onda nella puntata di ieri sera su Rai3) il 30% delle riserve idriche italiane è proprio proveniente dalla nostra Regione, soprattutto dalle sorgenti afferenti al Monte Vulture.
A partire dallo stabilimento dell’acqua Toka, le cui analisi hanno evidenziato una presenza di Boro (minerale tossico se ingerito), di 1300µg/l (microgrammi per litro), quantità perfettamente nei limiti della legge italiana sulle acque minerali imbottigliate (che si aggira attorno ai 5000µg/l), ma praticamente fuori norma per quanto riguarda il discorso sulla potabilità dell’acqua (che consente un limite di 1170µg/l) .
Come ha evidenziato Bruno Bove, Responsabile Laboratorio Chimico Arpa Basilicata:
“l’acqua non ha più le caratteristiche della potabilità prevista dalla normativa”.
Lo stabilimento della Toka si trova a Monticchio Bagni, fino a qualche anno fa di proprietà della Coca Cola, ma oggi appartenente al gruppo Norda di cui fa capo la famiglia Pessina.
A soli 3km il Gruppo Norda ha un altro stabilimento di sua proprietà, quello della Gaudianello, che ha appena sottoscritto uno dei contratti di sviluppo promossi dal Ministero, da cui è previsto un finanziamento di 17,6 milioni di euro a cui si aggiungeranno altri 7,1 milioni di euro a fondo perduto.
Tali investimenti, secondo l’inchiesta di Report, serviranno per la costruzione di un nuovo impianto, oltre alla realizzazione di un acquedotto di collegamento tra lo stabilimento della Gaudianello e quello della Toka.
Porte sbarrate per i giornalisti anche da parte della Gaudianello oltre che dalla Toka, e nessuna risposta da parte degli uffici di Milano ai quali si sono rivolti i giornalisti Rai.
E come ha dichiarato Vito Marsico, Direttore Generale Presidenza Regione Basilicata, ci sono:
“13 concessioni di acque minerali in Basilicata.
Si concentrano attorno a quattro operatori fondamentalmente, uno locale e tre di rilievo internazionale e nazionale.”
Sono i gruppi di San Benedetto e della Coca Cola i principali.
Il primo ha ottenuto, qualche anno fa, un contributo regionale da 3,4 milioni di euro, pari al 25% di un investimento realizzato nel Pollino, e il secondo che produce le acque Lilia e Sveva.
Gruppi che insieme agli altri producono circa 800 milioni di litri di acqua per la vendita, che alla Regione Basilicata, sempre secondo Marsico:
“prevedono un guadagno per la regione di circa 1 decimo di centesimo al litro”.
Guadagni regionali irrisori, dunque, se si pensa allo sfruttamento che ne fanno le aziende delle falde acquifere.