“«Le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente»”.
Come si apprende dal Corriere della Sera, “Lo ha stabilito la Corte di giustizia Ue esprimendosi su una vertenza che coinvolge l’Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato e il comune di Ginosa (Taranto).
«I giudici nazionali e le autorità amministrative» italiane «sono tenuti ad applicare le norme pertinenti» del diritto europeo, «disapplicando le disposizioni nazionali non conformi», aggiunge la Corte.
Le ambiguità del sistema delle concessioni balneari in Italia è al centro del dibattito da anni.
Il settore è in attesa di una riforma da molto tempo, ma il mondo della politica si è sempre diviso rallentando l’iter.
Ma quello che ormai sta premendo sul governo Meloni perché cambi la legge sulla concessione delle spiagge è ormai un «coro» istituzionale a cui partecipano l’Unione Europea, la magistratura e il Quirinale.
Coro a cui però fino a oggi il centrodestra ha fatto orecchie da mercante ostinandosi a prolungare la «privatizzazione» dei litorali fino alla fine del 2024.
La norma era contenuta nel decreto Milleproroghe entrato in vigore il 23 febbraio scorso.
Per lo Stato le spiagge sono un «magro affare»: 115 milioni di canoni incassati su un fatturato di 312 miliardi di euro”.