Ecco quanto afferma il segretario generale Cgil Basilicata, Angelo Summa, commentando la fase 2:
“La Basilicata attualmente ha un numero di casi covid e un rischio di infezione molto basso e di questo i lucani sono ben felici; al contempo però, sono consapevoli di rischiare un peggioramento complessivo del loro stato di salute, legato a patologie preesistenti, trascurate e non monitorate nel periodo più acuto dell’emergenza covid e che ancora oggi non trovano risposte.
La salute dei cittadini è ancora in lockdown a causa degli inaccettabili ritardi nell’organizzazione della ripartenza dei servizi sanitari e socioassistenziali.
La Regione, piuttosto che limitarsi a dettare tempi e pedisseque indicazioni sulla sicurezza nella erogazione delle prestazioni nella fase 2, farebbe bene a promuovere la rimodulazione, anche domiciliare, dei servizi socio sanitari e a vigilare sulla reale ripartenza di visite specialistiche e interventi chirurgici.
A tre settimane dalla fatidica data del 4 maggio e a due settimane dall’adozione del provvedimento con il quale l’ente regionale ha disposto la ripartenza, continuiamo a registrare ritardi che impediscono ai cittadini lucani l’accesso alle cure e all’assistenza.
L’11 maggio e il 18 maggio avrebbero dovuto rappresentare due giornate importanti per gli utenti della sanità lucana: finalmente avrebbero dovuto riprendere tutte le prestazioni non urgenti, dalle visite specialistiche agli esami diagnostici agli interventi chirurgici, tentando di controllare ed alleggerire le liste di attesa che ad oggi, dopo lo stop di due mesi, avranno raggiunto livelli decisamente eccessivi.
Per oltre due mesi la lotta al covid19 ha, infatti, messo in confinamento la stessa cura e il monitoraggio dello stato di salute dei cittadini, da un lato per dinamiche legate alla grave emergenza sanitaria in atto, dall’altra per gli stessi timori dei cittadini di poter essere contagiati.
Tuttavia le altre patologie hanno continuato a presentare il conto e vi è l’amara cognizione che la sanità dovrà affrontare situazioni cliniche dei pazienti sicuramente più importanti e complesse del periodo pre-covid.
Sono tanti i cittadini lucani che hanno differito le cure o rinunciato a curarsi, anche purtroppo nel caso di patologie oncologiche.
Tutto questo avrebbe richiesto una risposta all’altezza della situazione, in una visione programmatica di largo respiro con un piano attuativo di medio e lungo termine per rispondere alla richiesta di salute dei cittadini.
Liste d’attesa ancora bloccate e possibilità di effettuare solo prestazioni indifferibili e dal carattere d’urgenza, interventi chirurgici programmati non ripresi.
Il tutto condito dall’incertezza che regna sovrana, con gli stessi operatori del Cup impossibilitati a rispondere alle richieste e costretti ad invitare gli utenti a riprovare a prenotare.
Se le dinamiche indissolubilmente legate alla grave pandemia hanno già di per sé fortemente limitato l’esigibilità del diritto alla salute, l’incapacità del governo locale a tutti i livelli di responsabilità con la quale si sta affrontando la ripartenza sta dando il suo colpo di grazia ad un sistema già fortemente provato e in affanno.
Ad oggi non conosciamo cosa abbiano messo in campo le nostre aziende sanitarie e ospedaliere, per riorganizzare il planning delle prestazioni, la rimodulazione del personale in presenza, le misure adottate per evitare il concentramento di utenti, per limitare la riduzione dei tempi di permanenza, nonché gli specifici percorsi dedicati appositamente individuati.
I servizi sociosanitari, colpevolmente sospesi nonostante la normativa ne consentisse una rimodulazione anche attraverso interventi in forme individuali domiciliari o a distanza o resi nel rispetto delle direttive sanitarie negli stessi luoghi ove si svolgono normalmente i servizi evitando aggregazioni.
Ritornare a fornire assistenza e servizi ai più fragili scaricati completamente sulle famiglie, rafforzando i servizi educativi, scolastici e di assistenza a persone disabili e anziani sia nei luoghi abituali in cui vengono erogati, che attraverso differenti forme di natura domiciliare.
Bisogna riattivare i servizi Sad che hanno l’obiettivo di aiutare la persona nel disbrigo delle attività quotidiane sollevando in parte la famiglia dal carico assistenziale, e i servizi Adi, che assicurano ai pazienti un’assistenza a casa con programmi personalizzati.
Non possiamo continuare a perdere tempo, rischiando di vanificare gli sforzi fatti sino ad oggi da tutti i cittadini, assistendo inermi ad un peggioramento dello stato di salute della popolazione lucana.
Si deve ripartire e farlo infondendo fiducia agli utenti, garantendo, mediante tutti gli strumenti disponibili, sia pubblici che privati, la rete di protezione necessaria ad evitare recrudescenze dell’epidemia.
Le tre T della fase due sono testing, ovvero l’individuazione precoce degli asintomatici, attraverso l’estensione dei tamponi, il tracing, cioè le strategie di traccciamento dei casi inclusa l’app Immuni, e il treatment, ossia il trattamento precoce dei positivi e il loro isolamento, oltre a far partire le sbandierate indagini siero-epidemiologiche per conoscere la diffusione del virus nella popolazione, attuando un piano organico e permanente di sorveglianza che metta davvero in sicurezza lavoratori e cittadini. Intanto, nell’attesa di risposte e nell’indugio delle azioni, la salute dei lucani resta in quarantena”.