Riceviamo e pubblichiamo un comunicato di Donato Distefano, Coordinatore CIA Agricoltori Potenza e Matera:
“Mentre gli allevatori lavorano sottocosto, il settore lattiero-caseario registra dinamiche eccezionali.
L’accordo faticosamente raggiunto a novembre non è mai stato rispettato dagli industriali e i produttori sono allo stremo. Malgrado il lodevole impegno del ministro Patuanelli e dei dirigenti del Mipaaf, i numerosi tavoli che si sono susseguiti hanno portato al nulla di fatto e il protocollo d’intesa resta, dunque, inapplicato. A seguito dei rincari di materie prime, dei mangimi, oltre ai maggiori oneri per proteggere i lavoratori dal Covid, gli allevatori lavorano da mesi drammaticamente sotto i costi di produzione (oltre i 43 centesimi al litro). Cia-Agricoltori chiede ad Assolatte di assumersi ora le sue responsabilità, presentando al prossimo tavolo dell’11 gennaio una posizione finalmente ragionevole. Secondo Cia, è inaudito che il prezzo del latte si mantenga abbondantemente sopra i 45 centesimi al litro, mentre il latte alimentare sotto contratto non superi i 39 centesimi.
Paradossale che non si voglia riconoscere l’aumento richiesto dal sistema degli allevatori in un momento in cui l’industria lattiero-casearia gode degli ottimi bilanci dell’export di formaggi (+27% negli Usa nel gennaio-novembre 2021 Vs. 2020) e registra un +5,6% di incremento dei prezzi all’origine per tutta la produzione (principalmente formaggi duri e burro).
Non si può permettere che le risorse del Pnrr e dei Psr finanzino un’industria che specula sulla sua base produttiva.
Una corretta attuazione del regolamento sulle pratiche sleali non può consentire che i progetti di filiera e le misure regionali per l’agroindustria vadano a beneficio di chi paga il prodotto sottocosto. Cia esorta, infine, anche la Gdo (grande distribuzione organizzata) a fare sua parte e ricorda come il mercato dimostri ogni giorno che il latte si può pagare molto di più, senza ridurre, in alcun modo, il profitto degli industriali.
In ragione di tale stato di cose nazionali e internazionali e per gli effetti prodotti che riverberano i loro effetti negativi anche sulle aziende zootecniche e sulle stalle lucane chiediamo che la Regione istituisca presso il Dipartimento Agricoltura il ‘tavolo permanente del comparto zootecnico‘.
Scopo e finalità di tale organismo è quello di presidiare e affrontare in modo permanente le problematiche del comparto, che ricordiamo è fra i più rilevanti del settore primario di Basilicata in termini di produzioni lorda vendibile, per addetti, per valore aggiunto e per quanto muove e genera sul versante della filiera dell’agro-alimentare ambito regionale.
Urge mettere in campo efficaci azioni a partire da un costante confronto con tutti gli attori della filiera anche su base Regionale, serve un raccordo concreto con il mondo della trasformazione lattiero caseario, con quello del commercio e della distribuzione compreso la GDO oltre che quella locale.
In Basilicata urge aprire un dialogo con il sistema dei caseifici locali al fine di favorire cosi come già avviene a forme premiali di chi utilizza materie prime locali anche tramite accordi integrativi su base territoriale.
Infine è indispensabile esercitare un’azione di monitoraggio e controllo complessivo sul sistema degli approvvigionamenti e delle produzioni tipiche e locali (richiamiamo l’esigenza di un marchio collettivo delle produzioni di qualità Lucane) come pure è assolutamente indispensabile contrastare con forza e con ogni mezzo le tante speculazioni e le varie turbative di mercato che oggi affliggono in particolare il comparto zootecnico che subisce il doppio danno aumento dei prezzi per produrre e mancato rispetto delle intese sulle quotazioni, basti pensare agli ingiustificati aumenti dei mezzi tecnici e dei servizi a cui ricorrono quotidianamente le oltre 2.000 aziende zootecniche professionali della nostra Regione, che sono altamente specializzate e producono materie prime di eccellenza e di grande qualità e come purtroppo registriamo non vengono ne valorizzate e ne adeguatamente quotate e remunerate.
Basta: è ora di occuparsi della Basilicata vera e di quella che lavora e produce”.