I Medici di Medicina Generale diminuiscono in quasi tutte le regioni italiane, rendendo sempre più difficile l’erogazione delle cure primarie sul territorio.
Ma alcune aree presentano problemi specifici, che non possono prescindere da una riorganizzazione della struttura territoriale della salute che non si basi esclusivamente sugli ospedali come luoghi di cura, ma sull’assistenza diffusa, considerando le peculiarità del territorio, come nei casi di Puglia e Basilicata, analizzate nel Congresso interregionale dalla Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), che si tiene il 4-5 ottobre a Bisceglie.
La Basilicata, con i suoi 131 comuni e circa 536mila abitanti, ha una popolazione con un’età media tra le più alte al mondo, di oltre 47 anni.
Più di un terzo della popolazione (33,9%) vive nei comuni con popolazione tra mille e 5mila abitanti; poco meno di un quarto (23,1%) nei due comuni (Potenza e Matera) con popolazione tra 50mila e 100mila abitanti.
La Regione ha il primato italiano delle aree interne periferiche e ultraperiferiche (le aree interne sono i comuni italiani più periferici, in termini di accesso ai servizi essenziali come salute, istruzione, mobilità).
I Medici di Medicina Generale nel 2023 risultano 434, a fronte di 469 medici di continuità assistenziale, secondo un’anomalia persistente da 30 anni che non ha eguali in Italia.
Secondo i dati dell’azienda sanitaria di Potenza, mancano 109 MMG: 78 nell’ASP (Azienda Sanitaria di Potenza) e 31 nell’ASM (Azienda Sanitaria di Matera).
Evidenzia Antonio Pompeo Coviello, Segretario SIMG Basilicata:
“In Basilicata, più che in altre regioni, è evidente il declino demografico in atto da alcuni decenni, poiché a una bassa natalità si aggiunge una significativa migrazione intellettuale, tanto che complessivamente negli ultimi dieci anni sono stati persi circa 100mila abitanti.
Occorre pertanto ripensare un modello di medicina territoriale che sia in grado di prendere in carico la complessità legata alla cronicità e definire l’organizzazione dei piccoli centri di assistenza, tenendo presente che non solo molti piccoli comuni attualmente sono privi anche del Medico di Medicina Generale, ma anche alcuni centri con più di 10mila abitanti.
Il ripensamento di questo modello non potrà prescindere da soluzioni innovative come la telemedicina, l’istituzione di servizi sanitari mobili e l’assistenza domiciliare.
Tutto questo comporta che il territorio debba essere dotato di attrezzature mediche e di figure professionali adeguatamente formate per la presa in carico della cronicità”.
Sottolinea Ignazio Grattagliano, Vicepresidente SIMG:
“La questione legata alla carenza dei medici in alcune aree è anche il risultato di cambiamenti demografici in corso, che saranno ancora più evidenti nei prossimi anni a causa dello spostamento dai piccoli centri periferici verso le città insieme all’inevitabile aumento dell’età della popolazione.
Questo aspetto, particolarmente rilevante in territori pugliesi e lucani ma non solo, necessita di una concertazione politica in cui, a mio avviso, vadano coinvolti attivamente anche i decisori della formazione universitaria e di associazioni di categoria.
Non è facile immaginare che un giovane laureato, dopo aver trascorso anni in sedi universitarie, decida di ritornare al suo piccolo paese o di avviare un’attività in un luogo distante da centri in cui l’assistenza medica è più sviluppata.
Per quanto al nostro congresso la grande affluenza di medici e soprattutto di giovani soci è il risultato di un intenso lavoro societario svolto negli ultimi anni, che a portato la Basilicata a ripartire, trainata dalla nostra regione pugliese, che è tra le prime in Italia per attività formative in Medicina Generale”.