Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta del segretario regionale della FIMMG Basilicata dott. Antonio Santangelo al presidente della regione Basilicata Vito Bardi:
“Egregio Presidente, l’emergenza Coronavirus sta mettendo a dura prova e prevedibilmente di più nei prossimi giorni la tenuta non solo del nostro servizio sanitario regionale ma dell’intera comunità lucana.
Le misure intraprese come la chiusura dei poliambulatori specialistici, il blocco delle prestazioni ospedaliere non urgenti, il potenziamento dell’offerta di posti letto in terapia intensiva, sicuramente vanno nella direzione giusta per contrastare la prevedibile ondata di casi positivi di infezione da COVID-19 nella nostra regione.
La invitiamo Caro Presidente a prestare altrettanta attenzione alla medicina del territorio (Medicina Generale, Continuità Assistenziale, Pediatria di Libera Scelta) che rappresenta la prima linea nel contrasto all’infezione da COVID-19.
Tralasciamo il fatto che i medici del territorio siano stati gli ultimi operatori sanitari ad essere forniti di mascherine, nessuna misura specifica è stata finora adottata per contrastare la diffusione del virus negli studi medici del territorio.
Per ridurre l’affollamento degli studi per la semplice ripetizione delle ricette fin da lunedì 9 marzo avevamo proposto delle misure di contrasto quali l’eliminazione del promemoria cartaceo e l’eliminazione del limite del pezzo unico per ricetta, proposte che non hanno ricevuto alcuna risposta.
Mentre gli uffici pubblici, l’INPS, l’INAIL, le Poste, le Banche hanno adottato limitazioni all’accesso del pubblico, solo i medici sono stati lasciati soli senza alcuna direttiva idonea a ridurre l’affluenza della cittadinanza.
Non chiediamo misure drastiche quali quelle adottate dalla regione Puglia con il blocco del libero accesso agli studi medici ma almeno un provvedimento che informi la cittadinanza della necessità di non affollare le sale d’attesa per problematiche minori o differibili.
Sarebbe una misura efficace e in grado di rendere omogenee le necessarie misure di autotutela adottate dai singoli medici al fine di limitare gli accessi.
Mi preme ora sollevare un allarme relativo alla difficoltà di individuare i casi sospetti di infezione da COVID-19 basato sul solo criterio epidemiologico cioè sulla provenienza dei pazienti sintomatici da aree a rischio (regioni e province del nord Italia).
In questi giorni, mentre vanno riducendosi le comuni sindromi influenzali, stiamo osservando un significativo aumento di pazienti con infezioni respiratorie di moderata/severa gravità accompagnate da rialzo febbrile e tosse che non rispondono alle terapie tradizionali (antipiretici e antibiotici) o che si protraggono oltre i 4-5 giorni tipici delle infezioni minori delle vie aeree.
Riteniamo che in questi casi, pur in assenza del rigido criterio epidemiologico adottato dalla task force regionale, sarebbe utile effettuare dei tamponi di conferma, previa notifica del caso sospetto al Servizio territoriale di Igiene e sanità pubblica da parte del medico curante, come previsto dal Testo Unico delle Leggi Sanitarie (art. 253 e 254).
Presidente Bardi non è il momento di mostrarsi titubanti, è il momento di assumere decisioni drastiche anche mobilitando risorse umane aggiuntive finalizzate ad un maggior contrasto alla diffusione del COVID-19.
Le segnalo che, pur con il limitato numero di casi registrato in regione, abbiamo già un medico di famiglia in isolamento.
Non vorremmo che fra qualche giorno migliaia di cittadini siano privati dei loro medici di famiglia perché in quarantena o peggio ammalati”.