“I soldi per abbattere le liste d’attesa ci sono, ma occorre spenderli al meglio, sfruttando appieno tutte le opportunità messe in campo dal Governo centrale ed evitando di percorrere scorciatoie come quella intrapresa dall’Assessore Fanelli che per risolvere il problema dei tempi biblici con cui si erogano in Basilicata molte prestazioni sanitarie ritiene di dover prendersela con i medici di medicina generale, colpevoli, secondo Fanelli, di prescrivere troppi e talvolta inappropriati accertamenti diagnostici.
È quanto dichiara, in una nota, il consigliere regionale di Basilicata Oltre Giovanni Vizziello che così commenta le affermazioni del Sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato che ha recentemente sottolineato come le regioni italiane hanno a tutt’oggi a disposizione ben 700 milioni di euro per abbattere le liste d’attesa.
Spiega Vizziello:
“A margine di una iniziativa di Fratelli d’Italia tenutasi a Pisa il Sottosegretario Gemmato ha ricordato che le liste d’attesa sono probabilmente il tema più scottante della sanità e che per snellirle il Governo nazionale ha stanziato 700 milioni di euro, rinvenienti in parte da risorse del bilancio 2022 non spese dalle regioni e in parte dal Decreto Milleproproghe, soldi che alcune regioni utilizzano, altre no.
Che tra queste ultime ci sia proprio la Basilicata è molto probabile atteso che la nostra regione ha utilizzato l’81% delle risorse sulle liste d’attesa messe a disposizione dal Governo per il recupero delle prestazioni inevase per effetto del Covid, ha recuperato solo il 34% delle prestazioni ambulatoriale non effettuate durante la pandemia e non ha colto la possibilità offerta dal Decreto Milleproroghe di utilizzare lo 0,3% del livello del fondo sanitario nazionale 2023 per ridurre i tempi di attesa di visite mediche ed esami di laboratorio.
Una vera e propria tirata di orecchie di Gemmato al Presidente Bardi e all’Assessore Fanelli che a fronte di una autentica piaga come quella delle liste d’attesa, che costringe migliaia di lucani a rinunciare alle cure, non potendosi permettere di pagare di tasca propria le prestazioni di cui necessitano, giocano allo scaricabarile, puntando il dito contro i medici di famiglia, veri e propri capri espiatori di un sistema sanitario sull’orlo del precipizio”.