Ad oggi nelle dighe della Basilicata mancano 117 milioni di metri cubi di acqua di cui 85 milioni solo nell’invaso di Montecotugno-Senise e 26 milioni a San Giuliano anche se, come registra l’ Osservatorio ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche ed Impianti Irrigui), in una settimana in regione i volumi invasati sono aumentati di oltre 20 milioni di metri cubi.
A riferirlo è Donato Distefano (Cia), componente dell’esecutivo nazionale Anbi che aggiunge:
“resta uno scarto di quasi 118 milioni di mc nel rapporto con lo stesso periodo dell’anno scorso.
In questa situazione occorre subito una verifica del piano irriguo per monitorare fabbisogni ed esigenze degli areali a produzione intensiva di pregio, sulla scorta delle prenotazioni avanzate e delle eventuali esigenze per le seconde colture”.
Distefano rilancia la proposta della redazione di piani per le aree ad agricoltura intensiva e irrigue, partendo dalla ottimizzazione e l’efficientamento dei sistemi di accumulo e distribuzione della risorsa idrica, favorendo il recupero dei reflui e delle acque di vegetazione.
Si tratta di privilegiare il completamento di opere e infrastrutture destinate all’asservimento di nuovi areali quali il distretto G dell’area bradanica o quelle dell’alta Valle dell’Agri, (diga di Marsico Nuovo) dell’Alto Vulture/Lavellese (diga del Rendina) e la realizzazione di interconnessioni fra gli schemi idrici lucani (Basento/Bradano, Agri/Sinni, Sarmento/Sinni).
La fotografia scattata dall’Osservatorio Anbi testimonia la necessità di adattare i territori alla nuova fase climatica, dotandoli delle necessarie infrastrutture per calmierare l’estremizzazione degli eventi atmosferici, dall’alluvione alla siccità.
Ha ribadito Francesco Vincenzi, Presidente ANBI:
“Servono investimenti nella programmazione idrica per garantire produzione e redditività all’agricoltura”.
Secondo il C.N.R. (Consiglio Nazionale Ricerche), febbraio si è chiuso al Nord con l’anomalia di temperatura a +3,64°, al Centro +2,85°, mentre al Sud +2,56°; febbraio 2024 è stato il più caldo di sempre al Nord ed al Centro, mentre al Sud è al secondo posto.
In Italia, l’inverno meteorologico che si è appena concluso (se mai è iniziato), è stato il più caldo della storia, con un’anomalia trimestrale di +2,16°.
Le precipitazioni dell’ultima decade del mese scorso sono riuscite, ma solo al Nord, a stabilizzare un bilancio idrico negativo, soprattutto a causa della rapida fusione del già scarso manto nevoso, dovuto alle alte temperature.
Al Sud, le piogge di questi giorni, localmente anche violente, non sono sufficienti a ripianare un grave deficit idrico, consolidatosi in oltre sette mesi di siccità.
Ha commentato Massimo Gargano, Direttore Generale Anbi:
“A leggere i dati di questa settimana si preannuncia un’estate difficile per il Sud Italia.
Sarebbe, però, un errore considerare superata l’allerta siccità, presente fino a pochi giorni fa anche in altre zone del Paese: non cambiando sostanzialmente la situazione infrastrutturale, resta infatti marcata la fragilità idrica di alcuni territori dipendenti quasi esclusivamente da un andamento meteo, di cui la crisi climatica accentua gli estremi: pur essendo migliorata la disponibilità d’acqua, persistendo temperature largamente superiori alla norma, basteranno, come già accaduto, settimane prive di piogge significative per riproporre condizioni di sofferenza idrica.
In quei momenti rimpiangeremo l’enorme ricchezza, che stiamo lasciando defluire inutilizzata in mare”.