In un comunicato Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl dichiarano:
“La quarta ondata, con una vera e propria esplosione dei contagi e una nuova crescente pressione sulle strutture sanitarie e ospedaliere, ha reso ancor più critica la situazione già al limite del personale operante in sanità.
A quasi due anni dallo scoppio della pandemia, il sistema sanitario regionale continua a presentare problematiche in alcuni casi già presenti prima del Covid, ma aggravate dagli esiti di 22 mesi difficili.
Vedere riconvertire posti letto per pazienti Covid, riassistere all’intasamento dei pronto soccorso e toccare con mano le difficoltà dei pazienti a mettersi in contatto con unità Usco, prorogate dal ddl Bilancio fino al 30 giugno 2022 e sostanzialmente smantellate e ormai nei fatti assenti sull’assistenza domiciliare, con tracciamenti saltati, assistere a un aumento dei carichi di lavoro con incremento dello stress lavoro correlato per gli operatori e ai nuovi ritardi che si accumulano per le attività ordinarie già arretrate, ci restituisce un quadro non certo confortante e che necessita di immediate e incisive azioni.
Con poca lungimiranza, si era guardato a questa pandemia come ad un evento di forte impatto, ma di breve periodo, cosa smentita dai fatti, con il risultato che sono evidenti adesso i danni di scelte volte unicamente a tamponare un’emergenza che sta diventando strutturale.
A questa bagarre, deve far fronte un personale stremato e disilluso, nonché insufficiente.
A pesare su una situazione già insostenibile, si stanno sommando positività e quarantene di diversi operatori sanitari, o congedi per figli minori risultati positivi.
Una situazione che sta deflagrando giorno per giorno nei numeri e rendendo estremamente complessa la predisposizione dei turni di lavoro.
La difficoltà di reperire infermieri, ad esempio, anche a causa di errate programmazioni dei corsi di laurea, non può essere affrontata continuando a pesare sul personale in servizio o trasferendo semplicemente competenze infermieristiche agli oss, abbassando i costi a scapito dell’assistenza.
Servono misure straordinarie sul personale e occorre immediatamente intervenire con le ricognizioni degli operatori che hanno maturato i requisiti per la cosiddetta “stabilizzazione precari Covid”, inserita nella legge di Bilancio.
Le disposizioni normative delineano il campo sulla delicata questione della stabilizzazione dei precari assunti per l’emergenza Covid 19, che potrà e dovrà essere attuata in parallelo e a prescindere della cosiddetta legge Madia.
Innanzitutto, ricordiamo che le aziende possono continuare ad avvalersi per tutto il 2022 delle misure previste dalla decretazione d’urgenza del 2020 e che un emendamento del Senato ha aggiunto la previsione che questo personale potrà essere stabilizzato, avendo maturato i requisiti, “anche qualora non più in servizio”.
La novità della norma approvata rispetto al ddl, in merito alla quale urge un confronto a livello regionale, riguarda il personale con contratti di lavoro instaurati al di fuori di un rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato, che è la tipologia che rientrerebbe nel concetto di lavoro flessibile, attraverso l’introduzione di selezioni con riserva fino al 50% per il personale addetto ad attività da reinternalizzare.
Inoltre, il ddl Bilancio prevede una stabilizzazione a tempo indeterminato per i medici convenzionati del sistema dell’emergenza-urgenza anche privi del titolo.
Un’occasione che bisogna immediatamente sfruttare anche in considerazione delle gravissime carenze di personale medico di emergenza urgenza, che sta portando la gran parte dei mezzi di soccorso del 118 lucano, anche quelli medicalizzati, a fare interventi senza medico a bordo.
Per non parlare di turni di lavoro e correlate criticità.
Con la consapevolezza, tuttavia, che, nonostante i segnali positivi, dopo anni di tagli alla sanità, grazie all’incremento del fondo sanitario nazionale nel prossimo triennio, che potrà permetterci di dare anche maggiore stabilità gli investimenti del PNR, non riusciremo ancora a recuperare il divario rispetto a quanto altri paesi europei destinano alla sanità pubblica.
In maniera particolare, non possiamo non rilanciare la richiesta, a livello nazionale, di rimuovere in via definitiva il tetto di spesa che rende difficoltosa l’assunzione e la stabilizzazione di tutto il personale necessario, ostacolando la qualità e accessibilità dei servizi offerti alle persone, che devono essere la cifra su cui misurare tutte le prestazioni essenziali, sia quelle esistenti che di prossima definizione, che il sistema pubblico deve erogare a garanzia dell’universale esigibilità di diritti sociali fondamentali.
Ci giungono, infine, notizie di carenze di materiale sanitario e dpi (dispositivi di protezione individuale) e, come in un flashback, ci ritroviamo immersi in una primissima fase, dove era difficoltoso garantire la sicurezza dei lavoratori, inammissibile nell’attuale fase.
È indifferibile, in questo momento, la necessità di confrontarci con urgenza con la Regione sulle risorse aggiuntive da stanziare per le strutture sanitarie e sulla programmazione, anche nell’ottica della differenziazione dei percorsi e del recupero delle prestazioni arretrate ordinarie e straordinarie, che rischiano di continuare a penalizzare i percorsi assistenziali delle altre patologie, e trascurare gli screening diagnostici per la prevenzione primaria delle patologie tumorali e per molte altre patologie che col tempo diverranno croniche, con esiti infausti sulla qualità della vita dei lucani”.