Nell’ambito del Progetto Regionale di Promozione Caritas, “Zetema: ricerca e sperimentazione per la crescita della comunità”, realizzato dalla Delegazione Caritas della Basilicata da gennaio 2019 a dicembre 2020, è stato redatto il “Dossier sulla vulnerabilità alla povertà”.
L’impatto dell’epidemia di coronavirus “sui singoli territori della Basilicata” è stato “devastante”:
“Il Dossier contiene i risultati relativi alla ricerca condotta sul “Test sulla vulnerabilità alla povertà”, strumento di indagine progettato e redatto nell’ambito del progetto di Promozione Caritas Regionale, denominato “Cinque pani e due pesci”, conclutosi a settembre 2015.
Il suddetto test è uno strumento per valutare la vulnerabilità di una persona alla povertà.
Il suo uso può essere valido sia nell’ambito dei CdA Diocesani e Parrocchiali che nell’ambito dell’intervento sociale più in generale, affinché si possano implementare, prima che lo stato di povertà diventi conclamato, azioni di contrasto e inclusione.
“Zetema” ha inteso ripartire da quello strumento, che fino a questo momento aveva solo la conformazione di una ricerca di tipo teorico senza alcuna validazione, per realizzare una sperimentazione con la finalità di vidimarne l’efficacia e l’attendibilità.
L’uso sistematico di questa modalità di intervento, se validata e accertata, consentirebbe di attuare percorsi di uscita dalla povertà in maniera sostenibile nel tempo, superando la logica dell’assistenzialismo.
Nel percorso di realizzazione del progetto il test è stato somministrato in tutte e sei le diocesi su un numero campione di 100 persone per Diocesi.
Il dato culturale che maggiormente emerge è che la vulnerabilità alla povertà assume due importanti variabili:
- presenza/assenza della rete sociale di protezione;
- tempi di assenza/inadeguatezza di introiti economici.
Infatti, la povertà può essere anche momentanea o duratura a seconda delle condizioni che la comportano: disoccupazione temporanea, acuzie, spese impreviste, problemi con la giustizia, ecc.
L’azione pastorale dell’impegno alla carità è un compito da viversi non nella logica della “delega”, che sarebbe deresponsabilizzante, ma in quella del “mandato” così da interpellare e coinvolgere tutta la comunità.
Il mandato della Chiesa alla Chiesa stessa e alla comunità civile, attraverso questo semplice ma nuovo strumento, vuole essere quello di suscitare a “vedere, leggere e capire prima” i segni dei tempi e delle storie delle persone per essere capaci di intervenire non sull’emergenza ma con una progettualità più a lungo termine”.