Ieri, la dichiarazione di Gianni Rosa, contrario all’accoglienza dei migranti della nave Diciotti; oggi, quella di Aldo Di Giacomo, presidente de “La Nuova Italia-Basilicata” e segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria), il quale, mantenendosi sulla stessa lunghezza d’onda, afferma:
“Prima di pensare all’accoglienza in Basilicata di nuovi profughi è il caso di provvedere all’espulsione di quanti hanno compiuto delitti nei loro Paesi d’origine o in Italia e di quanti non hanno alcun diritto di asilo.
Ebbene, dai dati aggiornati alla fine del 2017, gli immigrati rimpatriati dalla Basilicata sono stati in tutto solo 6.
Tutto ciò accade perché il contrasto agli irregolari complessivamente nel nostro Paese è sempre ridotto: su quasi 40mila migranti illegali rintracciati dalle forze dell’ordine, gli espulsi raggiungono quota 45%.
Secondo il Rapporto sui Centri di Permanenza per il Rimpatrio, consegnata al Senato nel dicembre 2017, dal 1 Gennaio al 31 Dicembre 201, le persone transitate nei Cie sono state 2.984.
Di questi:
- 1.441 sono stati rimpatriati, circa il 48%;
- 216 persone sono state rilasciate per decorrenza dei termini;
- 1.166 rilasciate con provvedimento di allontanamento dall’Italia.
Non sfugga che tra le spese enormi che lo Stato affronta per l’immigrazione, anche clandestina, nel 2016 circa 90 milioni di euro sono andati al patrocinio gratuito ai profughi che fanno ricorso, con i soldi dei contribuenti italiani, contro il provvedimento di asilo negato.
La parcella di un avvocato d’ufficio pagato dallo Stato, solo per il primo grado di giudizio, costa sugli 800 euro; in appello arriva a 1.200 euro.
Poi c’è la Cassazione, e il costo sale ancora.
Inoltre agli extracomunitari a cui non è concesso l’asilo nel nostro Paese si aggiungono i poco meno di 20mila detenuti stranieri che costituiscono circa il 35% della popolazione carceraria complessiva, a cui è riconosciuto lo stesso diritto di difesa gratuita, alzando di molto questo tipo di spesa.
È una situazione non più tollerabile che non può trovare alibi dietro quella garanzia di difesa scritta nella Costituzione Italiana quando l’unico pensiero era rivolto agli italiani che non possono permettersi l’avvocato.
La situazione è ancora più intollerabile se si tiene conto che per gli italiani, dal maggio 2015, è stato aumentato il limite di reddito al di sotto del quale si ha diritto al patrocinio gratuito.
C’è poi il fattore tempi di attesa dei procedimenti giudiziari: in primo grado il tribunale in media impiega non meno di un anno a cui fanno seguito altri 15-18 mesi della Corte d’Appello, e per finire i tempi della Cassazione.
In totale, almeno quattro anni nei quali a quanti è stato negato il riconoscimento di profughi vanno comunque garantiti ricovero, vitto, assistenza sanitaria gratuita, oppure in alternativa il sussidio in denaro.
Non è più tempo di sottovalutare quanto è accaduto nel Centro di permanenza per i rimpatri di Palazzo San Gervasio, con la fuga di 24 migranti e con il personale delle forze dell’ordine addetto alla sorveglianza lasciato in balia della rivolta.
L’analisi dei dati del Ministero dell’interno conferma, invece, le difficoltà nell’eseguire i rimpatri nel nostro Paese e l’inefficacia dell’intero sistema di trattenimento ed espulsione degli stranieri irregolari.
Siamo in presenza di una situazione che è completamente sfuggita di mano per il prevalere dell’atteggiamento buonista dell’accoglienza”.