120 lavoratrici e lavoratori Tis e Rmi lucani scrivono a Elly Schlein (segretaria Partito Democratico):
“Cara Elly Schlein, in qualità di Segretaria nazionale del Partito Democratico abbiamo saputo che insieme ad altri sta portando avanti una battaglia sul salario minimo e ha proposto che per un’ora di lavoro non si debba dare più la possibilità “ai prenditori” di scendere al di sotto di 9 euro.
Alcuni rappresentanti di altri Partiti hanno definito questa proposta uno “slogan elettorale”, timidamente per adesso e solo a chiacchiere la Meloni ha detto che è disposta ad “aprire un confronto con le opposizioni”, sta di fatto che alla Camera si sta organizzando di rinviare tutto a settembre.
Non sappiamo se lei conosce la nostra storia, molti del suo partito e tanti altri appartenenti ad altri Partiti della Basilicata ne sono però a conoscenza.
Siamo lavoratrici e lavoratori della Basilicata impegnati da anni in progetti di pubblica utilità, collocati nelle scuole, nei tribunali, nei comuni, nel verde pubblico e in tanti altri ambienti di lavoro della pubblica amministrazione, dove la carenza di personale crea disagi e disservizi agli utenti, colmati in parte con il nostro lavoro quasi gratuito e senza un regolare contratto di lavoro.
Negli anni abbiamo acquisito professionalità e competenze riconosciute da tutti, ma formalmente e nei fatti non siamo neanche degni di essere chiamati “lavoratori”.
Non abbiamo diritto alla malattia, ai contributi pensionistici, ad un giusto riposo, alla maternità, non abbiamo alcun diritto riconosciuto.
Sono passati decenni dal nostro primo inserimento in platee di pubblica utilità, ci hanno chiamato con i nomi più fantasiosi e disparati pur di tenerci sempre nel mondo sommerso del lavoro nero legalizzato dalle istituzioni, ultimamente siamo stati definiti “tirocinanti di inserimento sociale” e “reddito minimo di inserimento”.
Assistiamo disabili, guidiamo pulmini dei comuni, visioniamo documenti e atti sensibili in comuni e tribunali, siamo presenti nelle mense scolastiche e tante altre mansioni, insomma svolgiamo un regolare lavoro ma senza un regolare contratto.
Percepiamo un sussidio più basso di un reddito di cittadinanza, la nostra paga non raggiunge i 7 euro all’ora e poiché facciamo solo 76-80 ore mensili, con una retribuzione di solo 550-580 euro è davvero impossibile tirare avanti.
Non riusciamo a pagare le bollette, a mantenere le nostre famiglie, a garantire un’istruzione ai nostri figli.
Ci sentiamo umiliati e sfruttati a tutti i livelli dalle pubbliche amministrazioni, le quali si servono del nostro lavoro senza riconoscerne il merito e i diritti.
E’ facile far quadrare i bilanci se una persona, al posto di assumerla, la marchi a vita come tirocinante.
E’ comodo mandare avanti la macchina comunale da parte dei sindaci, e molti sono del Pd, pagando una miseria una parte dei lavoratori.
Noi lo ripetiamo, non cerchiamo un lavoro perché ce lo abbiamo già.
Siamo più che preparati visto che lo svolgiamo da tanti anni, sia quando la Regione era governata dal centro sinistra, sia ora che la Regione è governata dal centro destra.
Sono oltre 6 mesi che siamo in lotta e 150 giorni in presidio permanente presso il palazzo del potere regionale, dentro il quale c’è chi prende in un solo giorno quello che noi riceviamo in un mese.
Alla tenda è venuto a farci visita più di qualcuno del Pd, ma, in assenza di una vera battaglia al nostro fianco, sembra quasi siano state delle visite di cortesia.
Abbiamo inviato tramite alcuni rappresentanti sindacali che ci sostengono anche una proposta di deliberato a tutti i 131 comuni della Basilicata.
Molti di questi comuni sono in mano a sindaci del Pd e a sindaci di altri partiti che sostengono la battaglia per il salario minimo.
Alcuni hanno fatto propria la proposta di deliberato, altri l’hanno modificata, in pochi hanno coinvolto l’intero Consiglio Comunale e approvato un ordine del giorno a nostro favore, molti altri sono rimasti fino adesso a guardare.
Riteniamo che ogni proposta tesa a migliorare le condizioni dei lavoratori vada bene, come quella del salario minimo, ma crediamo che questa cosa vada sostenuta anche sul territorio a fianco dei lavoratori in lotta quando se ne presentano le occasioni come nel nostro caso e non ci sembra di vedere uomini e donne impegnate in politica con il Pd al nostro fianco, eppure in Basilicata ne sono tanti.
Il governo regionale lucano di centro destra si chiude dentro il palazzo e non ci dà risposte.
Le vostre proposte devono essere sostenute dai fatti, però i fatti sono questi, non vediamo gli uomini del suo Partito qui in Basilicata lottare al fianco degli ultimi, quali siamo noi.
Molte volte dicono che le cose non vanno perché non ci sono donne nei posti di comando, lei è segretaria del Pd, ma il sostegno limitato alle nostre richieste da parte del suo partito finora non è cambiato.
Per quanto riguarda la Meloni, non sappiamo neanche se è a conoscenza che noi esistiamo.
Tantissime di noi nella platea dei Tis e Rmi sono donne, non abbiamo mai avuto diritto alla maternità, ai contributi per andare in pensione, ai permessi per allontanarci finanche per i funerali di un figlio.
Alcune di noi fanno le chemio e nonostante questo per portare a casa i miserabili 550 euro non possono assentarsi.
Venga a trovarci, magari se riesce a convincere anche la Meloni, le racconteremo meglio”.